La solennità di Tutti i Santi e la commemorazione dei fedeli defunti, segnate da gesti di fede comunitari e personali di pietà e di preghiera, sono di una straordinaria attualità per l’esperienza credente, la cultura e la vita sociale, se vissute in questa prospettiva

del cardinale ANGELO SCOLA
Arcivescovo di Milano

Cimitero Monumentale

La solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti sono al centro della lunghissima tradizione di fede del popolo ambrosiano. Purtroppo lungo questi due millenni di Cristianesimo si è persa la capacità di leggere unitariamente queste due giornate. La prima, quella di Tutti i Santi, celebra il desiderio della Chiesa di fondare in ognuno di noila speranza certa che i propri cari trapassati sono ora con il Signore in Paradiso, nel luogo della Vita definitiva. 
Indipendentemente dal fatto che la Chiesa riconosca e canonizzi un santo –   cioè dichiari pubblicamente la santità come è avvenuto per san Giovanni Paolo II, santa Teresa di Calcutta, san Giovanni XXIII, il beato don Gnocchi e molti altri – noi sappiamo che è possibile scoprire la santità che molti hanno vissuto nel nascondimento, nel quotidiano. Tanti dei nostri cari che sono passati all’altra riva godono di questa condizione: noi non fatichiamo a riconoscere nella storia vissuta con loro un insieme di fattori, elementi e occasioni che ci richiamano al senso autentico della vita. 
La scelta della Chiesa di collegare alla festa di tutti i Santi la Commemorazione dei fedeli defunti vuole renderci evidente proprio questo nesso tra la morte e la vita per sempre. La pratica di visitare i cimiteri non è perciò da vivere come triste nostalgia del passato o con lo sguardo all’indietro, bensì con la prospettiva futura che attende ciascuno di noi oltre la vita terrena. I nostri cari sono passati all’altra riva e ci aspettano con il Signore Gesù, con la Vergine Santa, con tutti i santi riconosciuti pubblicamente come tali. Noi siamo destinati, attraversato il passo duro della morte, all’abbraccio della Trinità e, così, come dice san Paolo, «saremo sempre con il Signore». 
In un contesto culturale di grande cambiamento come il nostro, questi due giorni assumono quindi  un valore enorme perché ci fanno riflettere sul senso della vita. L’uomo può continuare a camminare se sa dove sta andando, se ha un significato che lo regge, se conosce perché e per chi vive, se ha una direzione di cammino. Le feste dei Santi e dei morti, se vissute in questa prospettiva, segnate da gesti di fede comunitari e personali di pietà e di preghiera, sono di una straordinaria attualità per l’esperienza credente, la cultura e la vita sociale.

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