Nel giorno conclusivo del Festival della fede l’Arcivescovo celebra la Messa alle 10.30 nella parrocchia dei Santi Eusebio e Maccabei. Il parroco don Claudio Galimberti presenta il territorio, caratterizzato dalla coesistenza di 68 etnie diverse
di Cristina CONTI
Domenica 10 aprile il cardinale Angelo Scola sarà a Garbagnate Milanese (Mi), in occasione della conclusione del locale Festival della Fede. Alle 10.30 celebrerà la Messa nella parrocchia dei Santi Eusebio e Maccabei (via G. Sasso 12). «È la prima volta che l’Arcivescovo viene da noi e ci fa molto piacere – sottolinea il parroco don Claudio Galimberti -. Il Festival della fede, ormai giunto alla quarta edizione, richiama un gran numero di persone sul nostro territorio e dunque la presenza dell’Arcivescovo è importante. La nostra realtà è molto vivace e articolata. E la Chiesa locale qui ha investito su fronti diversi, dall’oratorio alla scuola. Anche se non si tratta di una visita pastorale, abbiamo prestato molta cura nell’annunciare l’appuntamento col Cardinale: da tre settimane a questa parte, nelle omelie delle diverse celebrazioni abbiamo ricordato questo evento come un momento prezioso di incontro e di unità con tutta la Chiesa».
Oltre al Festival della fede quali sono le iniziative più importanti del vostro territorio?
Nel nostro territorio abitano circa 30 mila persone e ci sono quattro parrocchie riunite in una Comunità pastorale coincidente con la città. Siamo molto attivi soprattutto sul fronte della carità, perché qui vivono oltre 68 etnie diverse, un piccolo mondo a cui cerchiamo di prestare attenzione. Per esempio organizziamo una scuola per le mamme che vogliono imparare l’italiano e incontri in parrocchia per le donne di tutte le religioni per stare insieme e confrontarsi. Mentre la Caritas cittadina aiuta circa 400 famiglie in situazioni di disagio e con pochi beni primari. Abbiamo investito molto sugli oratori, che accolgono chi desidera vivere un percorso di fede, coinvolgiamo le famiglie e abbiamo una scuola parrocchiale con oltre 500 alunni con tre scuole per l’infanzia, l’elementare e la media. Quest’ultima attività costa sicuramente dal punto di vista economico, ma ha un buon ritorno dal punto di vista educativo e religioso, facendo crescere il numero di famiglie che fa riferimento a noi. A livello civico cerchiamo il dialogo con la comunità civile, anche se non sempre si riesce. Grazie alla presenza dell’Alfa Romeo, in passato sono arrivati sul nostro territorio molti operai provenienti da zone diverse. Oggi, con le nuove migrazioni, facciamo fatica a creare comunità e l’integrazione a livello cittadino è difficile.
La crisi economica si è sentita molto?
Sì, molto. Una volta qui tutto ruotava attorno all’Alfa Romeo. Poi le cose sono cambiate. Oggi a fare le spese della crisi economica sono state soprattutto per le famiglie con reddito medio o medio basso. Molti poi oggi lavorano a Milano, dove un buon numero di aziende ha chiuso o tagliato il personale. Per aiutare le persone con difficoltà economiche, inoltre, abbiamo messo in campo iniziative particolari in collaborazione con la Caritas, come il reinserimento lavorativo per sei capifamiglia e il progetto “Adotta una famiglia”, con cui sono stati presi in carico, attraverso il Centro d’ascolto e le parrocchie, i nuclei familiari più in difficoltà.
I giovani frequentano assiduamente?
Il mondo giovanile è ben aggregato. Attorno alla nostra comunità pastorale c’è un bel gruppo e in questi ultimi anni abbiamo notato che riesce anche a superare la tentazione di stare nel proprio “orticello”, confrontandosi con gli altri ragazzi del territorio. Un unico sacerdote, don William, segue i giovani nelle quattro parrocchie. Il clima è di collaborazione e circa 100 ragazzi partecipano abitualmente alle diverse attività proposte, senza calcolare quanti frequentano le squadre sportive. I nostri oratori sono molto grandi e dunque sono numerose anche le iniziative organizzate nel corso dell’anno.