Per i 30 anni di attività il Centro varesino, punto di riferimento in ambito terapeutico e socio-educativo, ospita il cardinale Scola, che al Teatro Santuccio interverrà su «Il pensiero di Cristo in una convivenza plurale» e poi benedirà la Casa Nuovi Orizzonti di Cantello
di Cristina CONTI
Sabato 10 dicembre, alle 10.30, presso il Teatro Santuccio di Varese (via Sacco 10), in occasione del 30° anniversario della propria costituzione il Centro Gulliver ospita il cardinale Angelo Scola. L’Arcivescovo parlerà de «Il pensiero di Cristo in una convivenza plurale». Poi, alle 12.30, benedirà e inaugurerà la Casa Nuovi Orizzonti di Cantello (via Pianezzo 3), oggetto in questi mesi di un’imponente ristrutturazione. «Abbiamo sostenuto un importante impegno per ampliare questa struttura – spiega don Michele Barban, fondatore e presidente del Centro Gulliver -. Adesso siamo in grado di ospitare altre 10 persone nella comunità a media assistenza e di progettare percorsi di accompagnamento all’autonomia con i due appartamenti protetti che abbiamo ricavato».
Fondato nel 1986 il Centro Gulliver costituisce un punto di riferimento in ambito terapeutico ed è, sempre più, anche polo di prevenzione e di attenzione al benessere dei cittadini e delle giovani generazioni. Dipendenze, disturbi mentali, disagio psichico, cura e prevenzione: questi gli ambiti in cui opera il Centro. Tra le attività c’è il Progetto Campus Mafalda, rivolto ai giovani tra i 17 e i 25 anni, per intercettare il disagio sommerso, fare diagnosi preventive e ipotizzare percorsi di sostegno in collaborazione con scuole e servizi del territorio. E poi percorsi di benessere attraverso l’arte e la cultura, la formazione e il contatto con la natura.
Un aiuto concreto per chi è in difficoltà, insomma, una strada per ricominciare da capo: «Per i nostri ospiti è fondamentale rileggere i propri vissuti di caduta, di dipendenza, di relazioni ferite, di dolore e sofferenza – precisa don Barban -. Ma anche ascoltare il proprio desiderio di liberazione e riscatto e progettare percorsi di reinserimento sociale e lavorativo, puntando sulle proprie risorse residue».
Dopo trent’anni di attività Gulliver vuole porsi con rinnovata professionalità sul territorio per curare la dipendenza, ma anche per creare ulteriori presidi socio-educativi e spirituali per le nuove generazioni. «Vorremmo approfittare di questo speciale anniversario per fermarci a riflettere, fare tesoro dell’esperienza passata per individuare i cambiamenti necessari – sottolinea il presidente -. Si dice spesso: “Vivi nel presente”. Nella nostra esperienza terapeutica di cura, la dimensione del presente è però sempre legata a doppio filo con il passato e con il futuro».
Per questo è stato organizzato un ciclo di tre incontri, dal titolo «Pensare futuro», con il cambiamento come focus: «Abbiamo pensato a un approccio familiare, più simile alla conversazione che non a una lectio magistralis vera e propria. Una comunicazione che arrivi alla mente, ma anche al cuore e che possa suggerire qualche traccia concreta di lavoro», aggiunge don Barban. Momenti di riflessione in grado di sottolineare l’importanza delle attività sociali ed educative in una società in continua trasformazione. Il 12 novembre Stefano Zamagni, economista e docente universitario, noto soprattutto per i suoi studi sul mondo del non profit e per aver contribuito alla stesura della normativa sulle Onlus, ha tenuto una conversazione sul tema «La rinascita possibile. La solidarietà si dà assetto imprenditoriale». Il 26 novembre, poi, Giancarlo Caselli, magistrato per tanti anni impegnato prima nella lotta al terrorismo e poi sul fronte dell’antimafia, ha parlato delle regole come strumento per non cadere in trappola. Sabato prossimo il cardinale Scola rifletterà sul fatto che ogni opera sociale ed educativa, per avere successo e durare nel tempo, ha alla sua base un ideale che la guida e la orienta. «Per ogni incontro abbiamo chiesto a un esperto di indicarci qualche obiettivo di crescita – conclude don Barban -. Si tratta di appuntamenti aperti a tutti, ma soprattutto di momenti preziosi di riflessione per le persone che operano nella nostra struttura e, più in generale, in ambito sociale, in contesti di relazioni ferite e di sofferenze personali e familiari».