Ospiterà le suore di clausura francescane che attualmente occupano una struttura vicino alla chiesa. I lavori di costruzione sono iniziati grazie alla donazione di un terreno e alla generosità dei fedeli. L'8 dicembre la comunità sarà in festa per la professione religiosa di una novizia


Redazione

02/12/2008

di Alen CUSTOVIC

“Va’ e ripara la mia casa” dice un’iscrizione all’entrata del monastero di Maria Madre della Chiesa a Paderno Dugnano. Sulla destra una piccola statua di San Francesco d’Assisi allarga le braccia in segno d’accoglienza, ma è quando entra che l’ospite avverte un cambiamento. Lasciatosi fuori il rumore del mondo, la sua attenzione si focalizza su ciò che c’è di più essenziale: la croce e il silenzio…

E a testimoniarne il valore profondo ci sono i volti delle sette sorelle del Terzo Ordine Regolare di San Francesco, che in questi giorni hanno un motivo in più per gioire: l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, la comunità esulterà per la professione religiosa della novizia, suor Maria Maddalena di Gesù, nata a Desio 41 anni fa.

«Il mio cammino – racconta suor Maria Maddalena – è iniziato nel 1999 quando, reduce da una malattia cronica degenerativa, mentre ero a Lourdes, attraverso Maria ho avuto il mio incontro con Dio». Parla con scioltezza e ha un carattere spigliato, per nulla inesperto del mondo che si è lasciata fuori.

«Prima di allora – continua – avevo una vita “sicura”, un legame affettivo, lavoravo, vestivo in tailleur e sfoggiavo un sorriso preconfezionato. Tutto questo non mi è più bastato, e da lì in poi c’è stato un cambiamento netto. Con la guida delle sorelle ho cominciato il percorso interiore. Nel frattempo avevo lasciato il lavoro di prima per fare la baby-sitter, e quel contatto con i bambini mi ha insegnato tanto sulla purezza, su come dovremmo essere. La più grande vittoria di Dio è stata quando, in una delle famiglie per cui lavoravo, la madre ha riappeso il crocifisso al muro. In fondo la rinuncia è solo una parte della realtà, mentre in cambio ho ottenuto molto di più: ho scoperto la libertà vera, quella di confrontarmi con gli altri senza finzioni».

Accanto alla novizia, altre sorelle che la vita claustrale l’hanno abbracciata prima. «Il Signore mi ha abbagliata con la sua luce e mi ha presa con sé», così suor Maria Vladimira spiega perché si è fatta monaca nel 1965. Suor Maria Camilla, entrata in monastero nel 1964, racconta: «Avevo un fidanzato, ma non ero convinta di ciò che avrei voluto fare. Così sono andata a Lourdes, non con l’intenzione di farmi suora, bensì di chiedere la grazia di capire cosa fare. A quel punto la certezza della vita contemplativa non mi ha più abbandonata».

Significativo anche il percorso di suor Maria Anita: «Anch’io avevo un legame sentimentale, ma già a 14 anni si è fatta avanti la vocazione. Poi, quando ricevetti un’immaginetta sulla quale c’era scritto “La felicità è la totale dedizione a Dio”, cominciai a capire che la mia felicità sarebbe stata quella della donazione a Dio, anche se in principio credevo che la strada attraverso cui farlo dovesse essere la consacrazione di laica nel mondo. Poi, però, a 19 anni ho sentito una chiamata particolare alla vita di clausura, alla quale all’inizio ho resistito perché mi sembrava non coincidesse con le mie caratteristiche, e dopo due anni, mentre la mia vita procedeva tra studio e lavoro, mi sono accorta che maturavano in me i tempi dei silenzi e da qui la scelta. Anch’io ho scoperto la libertà, perché tutto ciò che ho lasciato l’ho ritrovato e tutto ciò che ero, cioè che sono ora è al servizio degli altri».

Dal 1986, quando il primo gruppo delle claustrali è giunto a Paderno Dugnano, la vita delle suore si svolge in un monastero ricavato da una struttura vicina alla chiesa. Un ambiente inadatto alle esigenze della vita contemplativa e delle attività di preghiera che coinvolgono gli abitanti della città, come le liturgie aperte al pubblico, la lectio divina o l’adorazione. Per questo, grazie alla donazione di un terreno, sono iniziati i lavori per la costruzione del nuovo monastero, che sorgerà grazie alla generosità dei fedeli. Come dice suor Maria Anita, «fanno così un’opera di carità che rimane in eterno e che il Signore ricompenserà come per il bicchiere d’acqua donato all’assetato».

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