A partire dal documento sottoscritto da associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali ambrosiani, Luciano Gualzetti (Caritas Ambrosiana) e Francesco Belletti (Cisf) riflettono sul compito dell’istituzione locale in merito alle fragilità sociali e alle politiche familiari

di Filippo MAGNI

Informarsi, innanzitutto. E poi, andare a votare. È la prima delle sollecitazioni contenute nel documento “Un contributo per il bene comune della città”, scritto in vista delle prossime elezioni amministrative da associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali della Diocesi di Milano. Il testo, firmato da 15 realtà, individua sei temi su cui riflettere, tra cittadini e con i candidati sindaco, per un voto consapevole.

Proponiamo i commenti di autorevoli esperti su alcuni stralci del documento. A partire dal paragrafo “Solidarietà, famiglia e lavoro” che vede come interlocutori privilegiati Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, e Francesco Belletti, direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia).

«Le istituzioni devono farsi carico soprattutto dei diritti dei più deboli perché i forti sono già in grado, da soli, di far rispettare i propri. Ma non si tratta solo di una questione etica», commenta Gualzetti, sollecitato dal richiamo del documento a un’attenzione «per i più poveri e i più fragili della società» come elemento «fondamentale per capire e far crescere l’intera città». «È interesse collettivo – spiega infatti – che lo sguardo della politica sia inclusivo nella linea dello sviluppo, perché le fragilità non affrontate hanno costi, economici e sociali, che ricadono su tutti se non sappiamo sviluppare azioni a lungo termine».

Gli spunti delle associazioni individuano il lavoro per i giovani e la casa come temi chiave su cui confrontarsi. «È giusto – rileva Gualzetti -, soprattutto pensando che a Milano il 30% delle persone è sopra i 65 anni e la metà delle famiglie è composta da singles. La sfida di una città che invecchia è saper trattenere i giovani per garantirsi un futuro». Tramite «scelte che promuovano il lavoro dei giovani e lo spirito di iniziativa» e anche «politiche di housing sociale». «La casa è un tema importante – rileva il direttore di Caritas Ambrosiana, che non ha firmato il documento in quanto “strumento pastorale” e non associazione – per chi ha diritto a una casa popolare, ma non riesce a ottenerla perché non c’è ricambio. Ma anche – conclude – per quella fascia grigia di famiglie troppo ricche per entrare nelle graduatorie e troppo povere per il mercato immobiliare. Chi può pensare a loro, se non una politica attenta?».

«Quando si parla di famiglia, non ci sono soluzioni magiche», commenta Francesco Belletti. «È dunque opportuno l’intento del documento – prosegue -, che propone un approccio ampio, non suggerendo singole azioni come più importanti di altre. Piuttosto, sottolinea il valore della famiglia come luogo di vita». In caso contrario, precisa, «è facile considerarne i problemi come un capitolo in più da aggiungere alle politiche sociali e a cui dedicare iniziative di nicchia, anziché politiche generalizzate».

Tra le altre cose, il testo ribadisce la necessità di riconoscere la famiglia «come motore della solidarietà più prossima, vero ammortizzatore sociale nella crisi economica, insieme baluardo ed elemento sotto attacco nella crisi antropologica che stiamo vivendo». Considerando quindi «non più procrastinabili» politiche «che favoriscano realmente la costituzione e lo sviluppo di un nucleo familiare», come «quoziente familiare per stabilire imposte e tariffe locali, politiche di conciliazione famiglia-lavoro, sostegno alla libera scelta della scuola, assistenza agevolata agli anziani, carta-famiglia per il sostegno ai consumi».

A livello locale, conferma Belletti, «si può fare molto, per esempio passando dalle politiche per le persone a quelle per le famiglie. Così, per esempio, non ci si occuperebbe solo delle persone con disabilità, ma delle famiglie con una persona con disabilità. Il cambiamento di approccio è evidente». Se un sindaco, rileva infine il direttore del Cisf, «mette la famiglia al centro del suo obiettivo di governo, è difficile che sbagli, dato che c’è ancora molto da fare». Sempre che, conclude, «il tema non sia usato in modo strumentale, come capita spesso nelle campagne elettorali quando l’unico livello di dibattito sembra essere quello delle coppie di fatto».

 

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