Dal 17 novembre agli Arcimboldi la reinterpretazione del classico balletto di Cajkovskij firmata da Matthew Bourne

di Ylenia SPINELLI
Redazione

Debutta il 17 novembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano (e resterà in scena fino al 28) Swan Lake, moderna reinterpretazione del classico balletto di Čajkovskij firmata da Matthew Bourne, il regista inglese più innovativo e di maggior successo, molto apprezzato a livello internazionale non solo per questo spettacolo, ma anche per le numerose rivisitazioni di celebri musical quali Oliver, My Fair Lady e Mary Poppins.
Niente tutù dunque per raccontare l’emozionante storia di un principe che si innamora di un cigno, ma uno spettacolo a metà tra il balletto e il musical, capace di unire con grande espressività danza, humor e poesia.

Bourne, quando e come nasce l’idea di questo spettacolo?
La produzione risale a 15 anni fa, quando ha debuttato allo Sadler’s Wells di Londra, dove divenne subito un grande successo. È stato in scena per molti mesi anche nel West End londinese e a Broadway e, per anni, in tour internazionale. L’idea era di fare una musica live per un pubblico moderno, per trovare un nuovo modo di raccontare la storia che fosse comunque fedele a Čajkovskij. Io non sono un coreografo di balletti classici, così ho dovuto trovare un nuovo linguaggio per i cigni; infatti la principale innovazione è il cast dei cigni maschile; inoltre ho dovuto guardare i cigni veri per creare i movimenti.

Perché questa scelta di un cast prevalentemente maschile?
Non è proprio così: infatti un terzo del cast è femminile, inclusi i ruoli principali della regina e della fidanzata. Mi è sembrato giusto che i cigni fossero uomini, perché io penso che i cigni siano naturalmente più mascolini e duri; ho anche pensato che avere un cigno uomo rendesse molto interessante la storia di un principe che non può essere la persona che vorrebbe essere. Il cigno rappresenta ciò che lui desidererebbe essere: selvaggio, libero e bello.

Come si può definire questo show? Ancora balletto, parodia o satira?
Sicuramente non una parodia o una satira, sebbene nel primo atto ci sia un piccolo balletto umoristico, che è ciò che di più vicino alla satira ci sia. Io preferirei chiamarlo spettacolo di danza e teatro; lo stile della danza è un mix tra il balletto e la danza contemporanea. È fedele all’originale, sebbene un po’ umoristico, molto commovente, tanto che buona parte del pubblico piange alla fine.

Cosa rimane del Lago dei cigni di Čajkovskij?
La musica! La più bella musica per balletto mai scritta per raccontare la storia. Inoltre alcuni aspetti della storia e i protagonisti sono simili alla versione classica. È ancora la storia di un principe la cui madre vorrebbe che sposasse una bella principessa. La struttura dello spettacolo è molto simile alla versione classica, tutte le coreografie invece sono originali per questa produzione.

E i costumi come saranno?
Niente tutù e niente scarpe a punta, eccetto per una ballerina in un piccolo balletto. I costumi per i cigni sono molto maschili, non sono tutù e non sono dei travestimenti.

Qual è la filosofia sottesa a tutte le sue rivisitazioni dei grandi classici, che tanto hanno successo?
Raccontare una bella storia presupponendo che il pubblico non conosca nulla della pièce o non l’abbia mai vista, per regalare una serata memorabile, divertente e spettacolare. Per far sì che le persone possano ascoltare questa incredibile musica con orecchie nuove. Per mostrare che queste storie possono essere interpretate in diversi modi come Shakespeare o Puccini. Perché devono sempre avere le stesse coreografie?

Come si è avvicinato alla danza? È una passione tardiva, visto che ha iniziato a 22 anni?
Per la verità mi piaceva guardare i balletti ancor prima di incominciare a danzare, inoltre ho amato fin dall’età di cinque anni i musical prodotti dalla MGM con Fred Astaire. Ho sempre adorato la danza, ma c’è voluto un po’ di tempo per trovare la mia giusta dimensione. Debutta il 17 novembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano (e resterà in scena fino al 28) Swan Lake, moderna reinterpretazione del classico balletto di Čajkovskij firmata da Matthew Bourne, il regista inglese più innovativo e di maggior successo, molto apprezzato a livello internazionale non solo per questo spettacolo, ma anche per le numerose rivisitazioni di celebri musical quali Oliver, My Fair Lady e Mary Poppins.Niente tutù dunque per raccontare l’emozionante storia di un principe che si innamora di un cigno, ma uno spettacolo a metà tra il balletto e il musical, capace di unire con grande espressività danza, humor e poesia.Bourne, quando e come nasce l’idea di questo spettacolo?La produzione risale a 15 anni fa, quando ha debuttato allo Sadler’s Wells di Londra, dove divenne subito un grande successo. È stato in scena per molti mesi anche nel West End londinese e a Broadway e, per anni, in tour internazionale. L’idea era di fare una musica live per un pubblico moderno, per trovare un nuovo modo di raccontare la storia che fosse comunque fedele a Čajkovskij. Io non sono un coreografo di balletti classici, così ho dovuto trovare un nuovo linguaggio per i cigni; infatti la principale innovazione è il cast dei cigni maschile; inoltre ho dovuto guardare i cigni veri per creare i movimenti.Perché questa scelta di un cast prevalentemente maschile?Non è proprio così: infatti un terzo del cast è femminile, inclusi i ruoli principali della regina e della fidanzata. Mi è sembrato giusto che i cigni fossero uomini, perché io penso che i cigni siano naturalmente più mascolini e duri; ho anche pensato che avere un cigno uomo rendesse molto interessante la storia di un principe che non può essere la persona che vorrebbe essere. Il cigno rappresenta ciò che lui desidererebbe essere: selvaggio, libero e bello.Come si può definire questo show? Ancora balletto, parodia o satira?Sicuramente non una parodia o una satira, sebbene nel primo atto ci sia un piccolo balletto umoristico, che è ciò che di più vicino alla satira ci sia. Io preferirei chiamarlo spettacolo di danza e teatro; lo stile della danza è un mix tra il balletto e la danza contemporanea. È fedele all’originale, sebbene un po’ umoristico, molto commovente, tanto che buona parte del pubblico piange alla fine.Cosa rimane del Lago dei cigni di Čajkovskij?La musica! La più bella musica per balletto mai scritta per raccontare la storia. Inoltre alcuni aspetti della storia e i protagonisti sono simili alla versione classica. È ancora la storia di un principe la cui madre vorrebbe che sposasse una bella principessa. La struttura dello spettacolo è molto simile alla versione classica, tutte le coreografie invece sono originali per questa produzione.E i costumi come saranno?Niente tutù e niente scarpe a punta, eccetto per una ballerina in un piccolo balletto. I costumi per i cigni sono molto maschili, non sono tutù e non sono dei travestimenti.Qual è la filosofia sottesa a tutte le sue rivisitazioni dei grandi classici, che tanto hanno successo?Raccontare una bella storia presupponendo che il pubblico non conosca nulla della pièce o non l’abbia mai vista, per regalare una serata memorabile, divertente e spettacolare. Per far sì che le persone possano ascoltare questa incredibile musica con orecchie nuove. Per mostrare che queste storie possono essere interpretate in diversi modi come Shakespeare o Puccini. Perché devono sempre avere le stesse coreografie?Come si è avvicinato alla danza? È una passione tardiva, visto che ha iniziato a 22 anni?Per la verità mi piaceva guardare i balletti ancor prima di incominciare a danzare, inoltre ho amato fin dall’età di cinque anni i musical prodotti dalla MGM con Fred Astaire. Ho sempre adorato la danza, ma c’è voluto un po’ di tempo per trovare la mia giusta dimensione. – Alcune scene dello spettacolo

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