Fabrizio Fiaschini (Federgat): nelle proposte da selezionare emergono i temi della creazione e della mistica
a cura di Marta FALLANI
Sono 92 gli spettacoli che la commissione ha esaminato nel corso della seconda fase di selezione de “I teatri del sacro”, la rassegna teatrale sui temi della spiritualità promossa dalla Fondazione comunicazione e cultura, in collaborazione con il Servizio nazionale per il progetto culturale, l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e l’Associazione cattolica esercenti cinema (Acec). Le selezioni, per compagnie amatoriali e professioniste provenienti da tutta Italia, si sono svolte a Milano e Roma nei giorni scorsi. Tra i progetti teatrali chiamati a presentare alla commissione 20 minuti dello spettacolo in cantiere, verranno selezionati i venti che parteciperanno alla terza edizione del Festival, in programma a Lucca dal 10 al 16 giugno 2013. A conclusione delle selezioni, abbiamo incontrato Fabrizio Fiaschini, presidente Federgat.
Possiamo fare un bilancio di quello che avete esaminato in queste settimane?
La prima sensazione è che la proposta de “I teatri del sacro” abbia un riscontro sempre più alto in termini qualitativi e di autenticità dei progetti. Abbiamo visto compagnie che si sono spese fino in fondo attorno a questo tema sotto molteplici aspetti, con una forza e una intensità, al di là delle valutazioni finali, di qualità. Mi ha colpito che quest’anno molte proposte si siano concentrate sul tema della creazione, della Genesi, e del rapporto con la materia prima della vita dell’uomo e che ritroviamo anche in scena in termini di tecnica, di materiali. Un altro tema, già presente ma che si è fatto più intenso, è quello della mistica, un argomento che può sembrare lontano dalla vita di tutti i giorni e che invece in teatro si traduce quasi in esperienza quotidiana. Quest’anno ci sono inoltre molti riferimenti a figure spirituali della nostra contemporaneità. Proposte che confermano come “I teatri del sacro” vadano a intercettare un bisogno e un interesse reale dei credenti e non credenti nei confronti della spiritualità, oggi richiamo profondissimo. E il teatro è il luogo più significativo per lavorare sui confini tra visibile e invisibile.
Quali sono i criteri di valutazione?
Il nostro obiettivo è premiare la qualità, ma allo stesso tempo la verità, l’autenticità del lavoro. Il nostro sguardo vuole riconoscere l’uomo dietro l’artista, quindi riconoscere l’intenzione profonda che ha portato l’artista a confrontarsi col sacro. E poi i linguaggi: l’obiettivo è quello di promuovere non tanto un certo tipo di teatro quanto valorizzare la pluralità dei linguaggi espressivi che il teatro riesce a riunire intorno a sé, quindi la danza, l’animazione, il teatro di parola, di ricerca.
Come si profila la terza edizione de “I teatri del sacro”? Quali novità?
Vogliamo incrementare e dare sempre più importanza al ruolo dello spettatore. Il Festival è una vetrina nazionale riconosciuta, ma non vogliamo limitarci a questo. “I teatri del sacro” sono innanzitutto un incontro, e a teatro questo incontro si fa con lo spettatore. L’esperienza allo sguardo dei “70 visioni e condivisioni”, sperimentata già nelle edizioni precedenti, vorremmo estenderla quest’anno a tutta la città di Lucca, creando gruppi di spettatori dal territorio che si confrontino sugli spettacoli e sul tema del sacro.
Prosegue intanto la circuitazione degli spettacoli che hanno debuttato nelle edizioni precedenti…
Abbiamo avuto oltre 200 repliche degli spettacoli che hanno debuttato nel 2011. Questo ci spinge a lavorare ancora di più su quello che sarà il futuro de “I teatri del sacro”, cioè coinvolgere i luoghi, le città con progetti locali, territoriali, affinché questi spettacoli siano un tramite verso un nuovo confronto con la spiritualità. Questa edizione, inoltre, si svolgerà a giugno invece che a settembre per permettere alle compagnie di circuitare non solo nelle sale della comunità, ma anche nei teatri cittadini entrando nelle programmazioni dei teatri stabili.
Alla vigilia della terza edizione, come è evoluto, cambiato, cresciuto il Festival?
I progetti sono sensibilmente aumentati in termini quantitativi e qualitativi. Ma soprattutto è cresciuta l’attenzione delle comunità verso questi temi, che suscitano un interesse trasversale. Si è creato un circolo virtuoso: il Festival di Lucca è un evento in cui la città si riempie di proposte e suggestioni legate al sacro, che poi come una sorta di diaspora vengono portate nei territori dai quali, a loro volta, arrivano nuove proposte per le edizioni future.