In un incontro organizzato a Milano dal Comitato Arghosha Faraway Schools, la testimonianza di Sima Samar, che si batte per i diritti delle persone e l'emancipazione delle donne

di Silvio MENGOTTO
Redazione

C’è un Afghanistan per il quale vale la pena di battersi e che bisogna sostenere. Questo è il messaggio che quattro milanesi e due straordinarie donne afghane hanno lanciato domenica 4 ottobre al Teatro Studio di Milano.
I quattro milanesi – fondatori del Comitato Arghosha Faraway Schools – sono Filippo Grandi, vicecommissario generale delle Nazioni Unite, Paolo Lazzati, Maria Rosario Lazzati Niada e Marco Niada. Dal 2004 si recano regolarmente in Afghanistan, nella valle dei Buddha, allo scopo di finanziare la costruzione di scuole e progetti di educazione. Sono 5 le scuole costruite nei villaggi remoti di Arghosha, Sar-e-Qil, Jula, Kamati e Chardeh, e 1700 gli alunni frequentanti, affidati a un nutrito corpo insegnante.
Le donne afghane, invece, sono Sima Samar e Zolaykha Sherzad. La prima è l’ex vicepresidente del governo Karzai e presidente della Commissione Nazionale dei Diritti dell’Uomo. Si è battuta per i diritti delle donne a rischio della propria vita; per Grandi si tratta di «una donna di straordinario coraggio». Zolaykha Sherzad, filantropa, ha invece dato vita a Zarif Design, una casa di moda a Kabul e una cooperativa di sole donne.
Oltre a sostenere i progetti realizzati in Afghanistan (illustrati in un filmato), l’incontro milanese ha parlato di un Afghanistan positivo, che vuole uscire dal ghetto e diventare un Paese normale. Con la consapevolezza delle difficoltà della situazione attuale, ma anche sapendo, come dice Grandi, che «non aiutare i Paesi che escono faticosamente dai conflitti sarebbe un tragico errore. Aiutare è semplicemente giusto. La generosità non è un valore relativo, ma assoluto, non deve avere vantaggi o controparti».
Molto attesa, la forte testimonianza di Sima Samar è stata improntata sulle molte positività presenti da tempo nel Paese. Tra queste, le 60 scuole, i 4 ospedali, le 12 cliniche, un orfanotrofio e i centri per donne abbandonate realizzati grazie alla tenacia di Sima Samar, che ha studiato a Kabul in una scuola mista: per strada indossava l’abito che voleva e leggeva tranquillamente il giornale. Cose oggi impensabili.
A Kabul circa 600 studentesse – la metà di quelle residenti nella Casa dello Studente – provengono dalle scuole costruite da Sima Samar. Una realtà che è motivo di orgoglio e di stimolo a continuare il percorso intrapreso. La lotta per l’istruzione non solo è un fondamento per la pace, ma, sostiene Sima Samar, «quando si offre un’alternativa alle persone, sono loro stesse ad accoglierla. Molte “madrasse” (scuole religiose conservatrici, ndr), sono state chiuse proprio perché alla gente si era data un’alternativa. Per noi l’istruzione è fondamentale sin dall’inizio. Sono convinta che l’unico modo per cambiare mentalità sia proprio l’istruzione».
Durante l’esperienza afghana Filippo Grandi ha constatato che la creatività della popolazione è straordinaria. I progetti non risolveranno i problemi degli afghani, ma il cammino tracciato per l’istruzione è strumento indispensabile per l’emancipazione della persona. Aiutare anche un solo ragazzo che studia, per Sima Samar, significa «creare futuro per le generazioni che verranno e che saranno alla guida del Paese… Abbiamo tanta strada da fare per creare un mondo più sicuro, dove effettivamente la dignità umana verrà rispettata». C’è un Afghanistan per il quale vale la pena di battersi e che bisogna sostenere. Questo è il messaggio che quattro milanesi e due straordinarie donne afghane hanno lanciato domenica 4 ottobre al Teatro Studio di Milano.I quattro milanesi – fondatori del Comitato Arghosha Faraway Schools – sono Filippo Grandi, vicecommissario generale delle Nazioni Unite, Paolo Lazzati, Maria Rosario Lazzati Niada e Marco Niada. Dal 2004 si recano regolarmente in Afghanistan, nella valle dei Buddha, allo scopo di finanziare la costruzione di scuole e progetti di educazione. Sono 5 le scuole costruite nei villaggi remoti di Arghosha, Sar-e-Qil, Jula, Kamati e Chardeh, e 1700 gli alunni frequentanti, affidati a un nutrito corpo insegnante.Le donne afghane, invece, sono Sima Samar e Zolaykha Sherzad. La prima è l’ex vicepresidente del governo Karzai e presidente della Commissione Nazionale dei Diritti dell’Uomo. Si è battuta per i diritti delle donne a rischio della propria vita; per Grandi si tratta di «una donna di straordinario coraggio». Zolaykha Sherzad, filantropa, ha invece dato vita a Zarif Design, una casa di moda a Kabul e una cooperativa di sole donne.Oltre a sostenere i progetti realizzati in Afghanistan (illustrati in un filmato), l’incontro milanese ha parlato di un Afghanistan positivo, che vuole uscire dal ghetto e diventare un Paese normale. Con la consapevolezza delle difficoltà della situazione attuale, ma anche sapendo, come dice Grandi, che «non aiutare i Paesi che escono faticosamente dai conflitti sarebbe un tragico errore. Aiutare è semplicemente giusto. La generosità non è un valore relativo, ma assoluto, non deve avere vantaggi o controparti».Molto attesa, la forte testimonianza di Sima Samar è stata improntata sulle molte positività presenti da tempo nel Paese. Tra queste, le 60 scuole, i 4 ospedali, le 12 cliniche, un orfanotrofio e i centri per donne abbandonate realizzati grazie alla tenacia di Sima Samar, che ha studiato a Kabul in una scuola mista: per strada indossava l’abito che voleva e leggeva tranquillamente il giornale. Cose oggi impensabili.A Kabul circa 600 studentesse – la metà di quelle residenti nella Casa dello Studente – provengono dalle scuole costruite da Sima Samar. Una realtà che è motivo di orgoglio e di stimolo a continuare il percorso intrapreso. La lotta per l’istruzione non solo è un fondamento per la pace, ma, sostiene Sima Samar, «quando si offre un’alternativa alle persone, sono loro stesse ad accoglierla. Molte “madrasse” (scuole religiose conservatrici, ndr), sono state chiuse proprio perché alla gente si era data un’alternativa. Per noi l’istruzione è fondamentale sin dall’inizio. Sono convinta che l’unico modo per cambiare mentalità sia proprio l’istruzione».Durante l’esperienza afghana Filippo Grandi ha constatato che la creatività della popolazione è straordinaria. I progetti non risolveranno i problemi degli afghani, ma il cammino tracciato per l’istruzione è strumento indispensabile per l’emancipazione della persona. Aiutare anche un solo ragazzo che studia, per Sima Samar, significa «creare futuro per le generazioni che verranno e che saranno alla guida del Paese… Abbiamo tanta strada da fare per creare un mondo più sicuro, dove effettivamente la dignità umana verrà rispettata». Per sostenere il Comitato Arghosha – 1) emettere un assegno in euro non trasferibile intestato a Comitato Arghosha Faraway Schools e inviarlo al segretario del Comitato, Paolo Lazzati (Studio Professionale, via Visconti di Modrone 2 – 20122 Milano)2) fare un bonifico bancario intestato a Comitato Arghosha Faraway Schools, Banca Popolare dell’Emilia Romagna (via Mengoni 2 Milano), cc n. 0300/1850019, Abi 05387 – Cab 01600 – Iban IT25F0538701600000001850019

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