Il contributo dei credenti al cammino dell'integrazione europea, a vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, nel nuovo libro del cardinale Angelo Sodano, edito dalla Lev

a cura di Daniele ROCCHI
Redazione

Per una nuova Europa. Il contributo dei cristiani è il titolo del nuovo libro del cardinale Angelo Sodano (Libreria Editrice Vaticana), presentato il 16 novembre presso l’Università europea di Roma. Nell’opera l’autore affronta il problema del cammino dell’integrazione europea alla luce del contributo dei cristiani e dei pericoli del laicismo, definito «pesante macigno». Il volume è dedicato, nel ventennale della caduta del muro di Berlino, «a tutti coloro che si sacrificarono per la libertà religiosa in una nuova Europa».

Eminenza, nel suo libro, lei parla del laicismo che «vorrebbe occultare il fenomeno religioso e morale nella vita dei popoli europei». Cosa rischia l’Europa se dimentica la sua storia cristiana?
Il laicismo è un pesante macigno che ogni tanto precipita sul cammino ascensionale dell’Unione europea. Parlo di un laicismo di Stato che tende a ignorare, addirittura a ostacolare, a volte, la permanenza dei valori spirituali all’interno dell’Europa. Era ingiusto, ieri, l’ateismo di Stato imposto nei Paesi dell’Est dalla dominazione comunista; è ingiusto, oggi, il laicismo di Stato, che talora in alcuni Paesi dell’Europa occidentale si vuole imporre. I valori spirituali sono il cemento di ogni società. Rivendicando, scrivo nel volume, l’influsso del Cristianesimo nella formazione dell’Europa, nessuno vuole appropriarsi della storia del nostro Continente.

Resta, tuttavia, lo sforzo dei cristiani per continuare a portare nella civiltà europea i valori del Cristianesimo…
Il libro porta come sottotitolo il contributo dei cristiani, intendendo così non solo i cattolici, ma anche gli ortodossi e i riformati; tutti sono uniti in questo impegno e a tutti sta a cuore che in questa società europea ci sia il lievito del Vangelo che può trasformarla così come ha trasformato in 2000 anni i popoli europei. Gli appelli dei Papi, in particolare di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, è perché ci sia questa Europa dello spirito accanto a quella dell’economia o della difesa. Senza questa base spirituale le società non possono esistere, così come una casa, senza fondamenta, non può affrontare le tempeste e i venti della vita. Nel mio libro ho voluto sottolineare questo aspetto: onore alla nuova Europa, della libertà, dopo la caduta del muro, onore all’Europa della pace, grande ideale ormai conquistato dopo i 55 milioni di morti dell’ultimo conflitto mondiale, onore all’Europa della solidarietà e dell’integrazione, ma questo virus del laicismo deve essere estirpato, perché i valori spirituali sono essenziali per il futuro dell’Europa.

Come giudica l’impegno dei cristiani per conservare e alimentare l’identità cristiana dell’Europa?
Per i cristiani c’è il dovere di essere presenti lì dove si costruiscono le sorti dei popoli e dei governi. La Santa Sede cerca di essere presente negli organismi europei come in quelli internazionali. Qualcuno a volte teme che stando presenti ci si sporchi le mani o si ottenga poco. Giovanni Paolo II disse una volta: «Dobbiamo essere presenti in tutte le realtà, la politica della sedia vuota non serve, specie quando ci invitano, quando la voce della Santa Sede e delle Chiese locali è desiderata. La Chiesa e i fedeli laici devono essere presenti e dare il loro contributo che alla fine è apprezzato. Questo è un grande servizio che le Chiese in Europa fanno agli Stati ed un servizio che da parte sua la Santa Sede fa alla comunità europea tutta. Se i cattolici, gli ortodossi, i riformati, i cristiani in generale continueranno ad essere presenti, questa Europa potrà ancora dare un esempio al mondo ed essere una faro di civiltà come in passato».

Con quale stile i cristiani devono essere presenti?
Le forme cambiano: oggi ammiriamo una forma rispettosa, discreta, fraterna. Questo dipende anche dai temperamenti dei politici che operano in campo europeo e dei vari pastori. Ognuno porta il suo contributo per questa nuova Europa, e con questa visione di speranza, io credo che possiamo andare sereni verso il futuro. E’ caduto questo macigno del laicismo sulla strada dell’integrazione europea. Dobbiamo cercare di rimuoverlo per procedere sicuri verso la meta dell’integrazione. Nessuno vuole restaurare stati confessionali. Nel primo millennio non esisteva il nome di Europa, la si chiamava la Cristianità. Non desideriamo cambiare il nome all’Europa, desideriamo, però, un’Europa dello Spirito, in cui ogni credente sia rispettato e possa diffondere i propri ideali nel campo della scuola, della cultura, della carità. Non vogliamo che l’Europa sia una istituzione laicista, dimentica di quei valori spirituali che l’hanno animata nel corso dei secoli. E’ questo il vuoto che ci unisce tutti in questo giorno. Per una nuova Europa. Il contributo dei cristiani è il titolo del nuovo libro del cardinale Angelo Sodano (Libreria Editrice Vaticana), presentato il 16 novembre presso l’Università europea di Roma. Nell’opera l’autore affronta il problema del cammino dell’integrazione europea alla luce del contributo dei cristiani e dei pericoli del laicismo, definito «pesante macigno». Il volume è dedicato, nel ventennale della caduta del muro di Berlino, «a tutti coloro che si sacrificarono per la libertà religiosa in una nuova Europa».Eminenza, nel suo libro, lei parla del laicismo che «vorrebbe occultare il fenomeno religioso e morale nella vita dei popoli europei». Cosa rischia l’Europa se dimentica la sua storia cristiana?Il laicismo è un pesante macigno che ogni tanto precipita sul cammino ascensionale dell’Unione europea. Parlo di un laicismo di Stato che tende a ignorare, addirittura a ostacolare, a volte, la permanenza dei valori spirituali all’interno dell’Europa. Era ingiusto, ieri, l’ateismo di Stato imposto nei Paesi dell’Est dalla dominazione comunista; è ingiusto, oggi, il laicismo di Stato, che talora in alcuni Paesi dell’Europa occidentale si vuole imporre. I valori spirituali sono il cemento di ogni società. Rivendicando, scrivo nel volume, l’influsso del Cristianesimo nella formazione dell’Europa, nessuno vuole appropriarsi della storia del nostro Continente.Resta, tuttavia, lo sforzo dei cristiani per continuare a portare nella civiltà europea i valori del Cristianesimo…Il libro porta come sottotitolo il contributo dei cristiani, intendendo così non solo i cattolici, ma anche gli ortodossi e i riformati; tutti sono uniti in questo impegno e a tutti sta a cuore che in questa società europea ci sia il lievito del Vangelo che può trasformarla così come ha trasformato in 2000 anni i popoli europei. Gli appelli dei Papi, in particolare di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, è perché ci sia questa Europa dello spirito accanto a quella dell’economia o della difesa. Senza questa base spirituale le società non possono esistere, così come una casa, senza fondamenta, non può affrontare le tempeste e i venti della vita. Nel mio libro ho voluto sottolineare questo aspetto: onore alla nuova Europa, della libertà, dopo la caduta del muro, onore all’Europa della pace, grande ideale ormai conquistato dopo i 55 milioni di morti dell’ultimo conflitto mondiale, onore all’Europa della solidarietà e dell’integrazione, ma questo virus del laicismo deve essere estirpato, perché i valori spirituali sono essenziali per il futuro dell’Europa.Come giudica l’impegno dei cristiani per conservare e alimentare l’identità cristiana dell’Europa?Per i cristiani c’è il dovere di essere presenti lì dove si costruiscono le sorti dei popoli e dei governi. La Santa Sede cerca di essere presente negli organismi europei come in quelli internazionali. Qualcuno a volte teme che stando presenti ci si sporchi le mani o si ottenga poco. Giovanni Paolo II disse una volta: «Dobbiamo essere presenti in tutte le realtà, la politica della sedia vuota non serve, specie quando ci invitano, quando la voce della Santa Sede e delle Chiese locali è desiderata. La Chiesa e i fedeli laici devono essere presenti e dare il loro contributo che alla fine è apprezzato. Questo è un grande servizio che le Chiese in Europa fanno agli Stati ed un servizio che da parte sua la Santa Sede fa alla comunità europea tutta. Se i cattolici, gli ortodossi, i riformati, i cristiani in generale continueranno ad essere presenti, questa Europa potrà ancora dare un esempio al mondo ed essere una faro di civiltà come in passato».Con quale stile i cristiani devono essere presenti?Le forme cambiano: oggi ammiriamo una forma rispettosa, discreta, fraterna. Questo dipende anche dai temperamenti dei politici che operano in campo europeo e dei vari pastori. Ognuno porta il suo contributo per questa nuova Europa, e con questa visione di speranza, io credo che possiamo andare sereni verso il futuro. E’ caduto questo macigno del laicismo sulla strada dell’integrazione europea. Dobbiamo cercare di rimuoverlo per procedere sicuri verso la meta dell’integrazione. Nessuno vuole restaurare stati confessionali. Nel primo millennio non esisteva il nome di Europa, la si chiamava la Cristianità. Non desideriamo cambiare il nome all’Europa, desideriamo, però, un’Europa dello Spirito, in cui ogni credente sia rispettato e possa diffondere i propri ideali nel campo della scuola, della cultura, della carità. Non vogliamo che l’Europa sia una istituzione laicista, dimentica di quei valori spirituali che l’hanno animata nel corso dei secoli. E’ questo il vuoto che ci unisce tutti in questo giorno.

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