Presentato il rapporto sull'immigrazione curato da Caritas e Migrantes. La presenza degli immigrati si fa sempre più essenziale per il funzionamento del Paese, che però continua a mostrarsi incapace di comprendere il fenomeno
di Rita SALERNO
Redazione
L’Italia è il primo Paese europeo per presenza di immigrati in rapporto ai residenti. I regolari, infatti, sono quattro milioni e 330 mila, il 7,2% dei residenti. Ma superano i quattro milioni e mezzo, se si considerano i quasi trecentomila regolarizzati il mese scorso. È quanto emerge dal dossier curato da Caritas e Migrantes, presentato oggi in diverse città, secondo cui è straniero un abitante del Belpaese su quattro, la metà dei quali è donna. Entro il 2050 – secondo Franco Pittau, coordinatore dello studio sull’immigrazione – l’Italia dovrà convivere e fare i conti con una popolazione di oltre dodici milioni di stranieri, la cui presenza sarà essenziale per il funzionamento del Paese.
Dal dossier appare evidente che più della metà degli stranieri, prima di essere regolarizzati, hanno vissuto la condizione di irregolari. Nel rapporto si sottolinea più volte che sugli immigrati «non esiste alcuna emergenza criminalità» e che l’Italia non si distingue negativamente nel confronto europeo. In realtà, la vera emergenza è rappresentata dal catastrofismo migratorio, dall’incapacità di comprendere il ruolo assunto dal fenomeno migratorio nello sviluppo del nostro Paese.
Se si fa riferimento ai più giovani (fino a 39 anni), gli immigrati sono il 10% dei residenti. Siamo sulla scia della Spagna (5 milioni) e non tanto distanti dalla Germania (7 milioni). A dimostrazione che, anche nello scenario di crisi economica e occupazionale delineatosi alla fine del 2008 e rafforzatosi nel corso del 2009, il fenomeno immigrazione non ha arrestato la sua crescita.
Fra gli immigrati, predomina la provenienza da Paesi europei (53,6%, per più della metà da Paesi comunitari); seguiti da africani (22,4%), asiatici (15,8%), americani (8,1%). Le prime cinque comunità superano la metà dell’intera presenza: 800 mila romeni, 440 mila albanesi, 400 mila marocchini, 170 mila cinesi e 150 mila ucraini.
Le maggiori presenze si hanno al Nord (62,1%); il 25,1% al Centro, il 12,8% al Meridione. Prima regione è la Lombardia (23,3%), seguita dal Lazio (11,6%) e dal Veneto (11,7%). Oltre un quinto degli stranieri, poi, sono minori (862.453), 5 punti percentuali in più rispetto agli italiani (22% contro 16,7%). I nuovi nati da entrambi i genitori stranieri (72.472) hanno inciso nel 2008 per il 12,6% sul totale delle nascite. Altri 40 mila minori sono giunti a seguito di ricongiungimento. Tra nati in Italia e ricongiunti, il 2008 è stato l’anno in cui i minori, per la prima volta, sono aumentati di oltre 100 mila unità.
Il Dossier prende in esame anche l’aspetto religioso degli immigrati. Oltre metà degli stranieri sono cristiani, mentre un terzo è musulmano. Le acquisizioni di cittadinanza sono quadruplicate dal 2000 (39.484 nel 200). Dal 1995 sono stati celebrati 222.521 matrimoni misti (un decimo solo lo scorso anno); non mancano i fallimenti, il 6,7% finisce con una separazione, il 5,7% con un divorzio.
Ogni anno, infine, si laureano in Italia 6 mila stranieri: non pochi di loro sono destinati un giorno a diventare la classe dirigente nel Paese di origine. L’Italia è il primo Paese europeo per presenza di immigrati in rapporto ai residenti. I regolari, infatti, sono quattro milioni e 330 mila, il 7,2% dei residenti. Ma superano i quattro milioni e mezzo, se si considerano i quasi trecentomila regolarizzati il mese scorso. È quanto emerge dal dossier curato da Caritas e Migrantes, presentato oggi in diverse città, secondo cui è straniero un abitante del Belpaese su quattro, la metà dei quali è donna. Entro il 2050 – secondo Franco Pittau, coordinatore dello studio sull’immigrazione – l’Italia dovrà convivere e fare i conti con una popolazione di oltre dodici milioni di stranieri, la cui presenza sarà essenziale per il funzionamento del Paese.Dal dossier appare evidente che più della metà degli stranieri, prima di essere regolarizzati, hanno vissuto la condizione di irregolari. Nel rapporto si sottolinea più volte che sugli immigrati «non esiste alcuna emergenza criminalità» e che l’Italia non si distingue negativamente nel confronto europeo. In realtà, la vera emergenza è rappresentata dal catastrofismo migratorio, dall’incapacità di comprendere il ruolo assunto dal fenomeno migratorio nello sviluppo del nostro Paese.Se si fa riferimento ai più giovani (fino a 39 anni), gli immigrati sono il 10% dei residenti. Siamo sulla scia della Spagna (5 milioni) e non tanto distanti dalla Germania (7 milioni). A dimostrazione che, anche nello scenario di crisi economica e occupazionale delineatosi alla fine del 2008 e rafforzatosi nel corso del 2009, il fenomeno immigrazione non ha arrestato la sua crescita.Fra gli immigrati, predomina la provenienza da Paesi europei (53,6%, per più della metà da Paesi comunitari); seguiti da africani (22,4%), asiatici (15,8%), americani (8,1%). Le prime cinque comunità superano la metà dell’intera presenza: 800 mila romeni, 440 mila albanesi, 400 mila marocchini, 170 mila cinesi e 150 mila ucraini.Le maggiori presenze si hanno al Nord (62,1%); il 25,1% al Centro, il 12,8% al Meridione. Prima regione è la Lombardia (23,3%), seguita dal Lazio (11,6%) e dal Veneto (11,7%). Oltre un quinto degli stranieri, poi, sono minori (862.453), 5 punti percentuali in più rispetto agli italiani (22% contro 16,7%). I nuovi nati da entrambi i genitori stranieri (72.472) hanno inciso nel 2008 per il 12,6% sul totale delle nascite. Altri 40 mila minori sono giunti a seguito di ricongiungimento. Tra nati in Italia e ricongiunti, il 2008 è stato l’anno in cui i minori, per la prima volta, sono aumentati di oltre 100 mila unità.Il Dossier prende in esame anche l’aspetto religioso degli immigrati. Oltre metà degli stranieri sono cristiani, mentre un terzo è musulmano. Le acquisizioni di cittadinanza sono quadruplicate dal 2000 (39.484 nel 200). Dal 1995 sono stati celebrati 222.521 matrimoni misti (un decimo solo lo scorso anno); non mancano i fallimenti, il 6,7% finisce con una separazione, il 5,7% con un divorzio.Ogni anno, infine, si laureano in Italia 6 mila stranieri: non pochi di loro sono destinati un giorno a diventare la classe dirigente nel Paese di origine.