Il coordinatore della Protezione civile dell'associazione Vittore de Carli: «Cerchiamo di far uscire i terremotati dalle tendopoli, rendendo disponibili spazi aggregativi e proponendo momenti di svago»
Michele LUPPI
Redazione
«Creare punti di aggregazione nelle tendopoli è fondamentale per favorire l’integrazione e migliorare la convivenza, ma anche per evitare che le persone più a rischio – come anziani e disabili – possano restare soli». Lo spiega Vittore De Carli, coordinatore dell’Unitalsi Protezione Civile. Proprio per questo, all’Aquila, nel campo di Piazza D’Armi, l’associazione ha realizzato un viale per le bocce, inaugurato mercoledì scorso alla presenza dell’Arcivescovo, monsignor Giuseppe Molinari, e di monsignor Luigi Moretti, assistente ecclesiastico nazionale dell’Unitalsi.
«La scelta di costruire un viale per le bocce non è casuale – spiega De Carli -. Basti pensare che nella sola Provincia dell’Aquila, prima del terremoto, esistevano oltre cinquanta bocciofile. Nel tentativo di creare spazi di aggregazione abbiamo pensato che poteva essere bello crearne una nella tendopoli; così, con la collaborazione di 15 ospiti, in ventiquattro ore siamo riusciti a costruire il viale». «Creare punti di aggregazione nelle tendopoli è fondamentale per favorire l’integrazione e migliorare la convivenza, ma anche per evitare che le persone più a rischio – come anziani e disabili – possano restare soli». Lo spiega Vittore De Carli, coordinatore dell’Unitalsi Protezione Civile. Proprio per questo, all’Aquila, nel campo di Piazza D’Armi, l’associazione ha realizzato un viale per le bocce, inaugurato mercoledì scorso alla presenza dell’Arcivescovo, monsignor Giuseppe Molinari, e di monsignor Luigi Moretti, assistente ecclesiastico nazionale dell’Unitalsi.«La scelta di costruire un viale per le bocce non è casuale – spiega De Carli -. Basti pensare che nella sola Provincia dell’Aquila, prima del terremoto, esistevano oltre cinquanta bocciofile. Nel tentativo di creare spazi di aggregazione abbiamo pensato che poteva essere bello crearne una nella tendopoli; così, con la collaborazione di 15 ospiti, in ventiquattro ore siamo riusciti a costruire il viale». Il servizio diurno Attualmente l’associazione è presente nel campo con 28 volontari provenienti da varie sezioni. «A due mesi dal sisma – continua il responsabile – la situazione è difficile perché in molti, nonostante il caldo, rimangono tutto il giorno nelle tende. Per questo cerchiamo di coinvolgerli, di farli uscire mettendo a disposizione spazi aggregativi e proponendo momenti di svago. La costruzione del viale di bocce va proprio in questa direzione».«Per favorire l’aggregazione – continua De Carli – abbiamo attivato nel campo anche un centro diurno in cui le persone, seguite dai volontari, possono trascorrere la giornata stando in compagnia e svolgendo varie attività». Secondo i dati dell’associazione, solo nel campo di Piazza D’Armi, dove vivono quasi duemila persone, ci sono 62 persone in carrozzina più altre persone costrette a letto.«Il servizio diurno – prosegue – vuole essere una mano tesa alle famiglie, specialmente alle persone che lavorano e hanno bisogno di qualcuno che gli aiuti a prendersi cura dei propri anziani o dei disabili. Cerchiamo di prenderci cura di loro aiutandoli nelle faccende quotidiane come lavarsi, vestirsi e portando il pasto a chi non può raggiungere la mensa. Ma forse la cosa più importante è far loro compagnia, sedendoci ad ascoltare». Non dimentichiamoci dell’Abruzzo Nella tendopoli prosegue intanto la sistemazione delle tende che vengono smontate, pulite e rimontate. «Molte delle tende – conclude De Carli – sono state costruire in piena emergenza è non si era potuto provvedere alla stesura del fondo impermeabile. Ora stiamo cercando di smontarle tutte e rimontarle in modo da renderle più confortevoli». Il rischio più grande rimane però per De Carli quello di “dimenticarsi”: «Il mio timore è che cali l’attenzione. Le televisioni e i giornalisti stanno andando via e non vorrei che si finisca per dimenticarsi di questa gente e dei loro problemi».