Il presidente delle Acli di Milano sull'approvazione da parte del Parlamento del disegno di legge governativo
Gianni BOTTALICO Presidente Acli milanesi
Redazione
Dopo l’approvazione del Disegno di legge n°733/08 (pacchetto sicurezza) nelle Acli prevale un senso di preoccupazione per un provvedimento che il Governo non ha voluto migliorare tenendo conto delle principali proposte di modifica, tra cui quelle provenienti dalle organizzazioni sociali e dalla Chiesa. Temiamo che questo atteggiamento di chiusura, dettato da un approccio al problema ideologico e propagandistico, si rivelerà presto un grave errore proprio rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Il Governo dovrà assumersi la responsabilità per aver voluto favorire, nei fatti e nelle intenzioni, un clima pericoloso di paura e di sospetto che finirà per alimentare la clandestinità anziché combatterla, renderà gli immigrati irregolari ancora più invisibili, soprattutto sui posti di lavoro, provocherà forti limitazioni nell’esercizio dei diritti fondamentali (iscrizione all’anagrafe, matrimonio, salute, scuola), complicando la vita degli stessi immigrati regolarmente residenti.
Inoltre, l’introduzione del reato di clandestinità, da un punto di vista meramente funzionale, prospetta ora la celebrazione di centinaia di migliaia di processi volti a comminare sanzioni pecuniarie che nessuno straniero vorrà o potrà pagare e che comunque si svolgeranno a totale carico dei contribuenti, compresa l’assistenza legale agli imputati mediante il gratuito patrocinio.
Finché non si studia un diverso meccanismo per far incontrare domanda e offerta una volta giunti nel nostro Paese, rimarrà una “grande ipocrisia” secondo la quale si può fare ingresso in Italia solo dopo la stipula del contratto di lavoro, un “dopo” che rischia di non avvenire mai o troppo tardi. Infatti, gli interessi convergenti della pressione migratoria e del sistema impresefamiglie faranno sì che l’Italia continuerà a riempirsi di lavoratori irregolari, in attesa per anni di “essere regolarizzati” (previo ritorno in patria) con il farraginoso sistema dei flussi.
Le Acli, in particolare segnalano che rimane irrisolta la questione delle “badanti” irregolari e delle decine di migliaia di famiglie che le ospitano, avendo fatto richiesta di assunzione con il decreto flussi senza aver ricevuto ancora risposta.
Prima il Governo si renderà conto che occorre perseguire la ricerca delle soluzioni più efficienti e razionali per gestire il fenomeno migratorio nel nostro Paese non solo in una prospettiva repressiva, ma soprattutto di integrazione e di prevenzione, e prima si limiteranno gli inconvenienti derivanti da questo provvedimento legislativo. Dopo l’approvazione del Disegno di legge n°733/08 (pacchetto sicurezza) nelle Acli prevale un senso di preoccupazione per un provvedimento che il Governo non ha voluto migliorare tenendo conto delle principali proposte di modifica, tra cui quelle provenienti dalle organizzazioni sociali e dalla Chiesa. Temiamo che questo atteggiamento di chiusura, dettato da un approccio al problema ideologico e propagandistico, si rivelerà presto un grave errore proprio rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere.Il Governo dovrà assumersi la responsabilità per aver voluto favorire, nei fatti e nelle intenzioni, un clima pericoloso di paura e di sospetto che finirà per alimentare la clandestinità anziché combatterla, renderà gli immigrati irregolari ancora più invisibili, soprattutto sui posti di lavoro, provocherà forti limitazioni nell’esercizio dei diritti fondamentali (iscrizione all’anagrafe, matrimonio, salute, scuola), complicando la vita degli stessi immigrati regolarmente residenti.Inoltre, l’introduzione del reato di clandestinità, da un punto di vista meramente funzionale, prospetta ora la celebrazione di centinaia di migliaia di processi volti a comminare sanzioni pecuniarie che nessuno straniero vorrà o potrà pagare e che comunque si svolgeranno a totale carico dei contribuenti, compresa l’assistenza legale agli imputati mediante il gratuito patrocinio.Finché non si studia un diverso meccanismo per far incontrare domanda e offerta una volta giunti nel nostro Paese, rimarrà una “grande ipocrisia” secondo la quale si può fare ingresso in Italia solo dopo la stipula del contratto di lavoro, un “dopo” che rischia di non avvenire mai o troppo tardi. Infatti, gli interessi convergenti della pressione migratoria e del sistema impresefamiglie faranno sì che l’Italia continuerà a riempirsi di lavoratori irregolari, in attesa per anni di “essere regolarizzati” (previo ritorno in patria) con il farraginoso sistema dei flussi.Le Acli, in particolare segnalano che rimane irrisolta la questione delle “badanti” irregolari e delle decine di migliaia di famiglie che le ospitano, avendo fatto richiesta di assunzione con il decreto flussi senza aver ricevuto ancora risposta.Prima il Governo si renderà conto che occorre perseguire la ricerca delle soluzioni più efficienti e razionali per gestire il fenomeno migratorio nel nostro Paese non solo in una prospettiva repressiva, ma soprattutto di integrazione e di prevenzione, e prima si limiteranno gli inconvenienti derivanti da questo provvedimento legislativo.