Appello del presidente Napolitano per un rapido "sì" al Trattato di Lisbona: per le elezioni del 2009 l'Ue deve arrivare con la sua "carta costituzionale" già in vigore


Redazione

15/02/2008

Con il Trattato di Lisbona l’Europa comunitaria esce dal tunnel, ma occorre già guardare oltre. È il messaggio lanciato da Giorgio Napolitano con la recente lectio magistralis all’Università di Trento.

Il Capo dello Stato ha ripercorso la storia dell’integrazione dai Trattati di Roma del 1957 agli eventi più recenti. «L’Europa sta uscendo da un periodo di grave crisi – ha affermato -, il cui epicentro sono state le istituzioni dell’Unione, il progetto volto a ridefinirle e riformarle»: il riferimento va al recente Trattato di riforma, siglato nella capitale portoghese e attualmente in fase di ratifica, grazie al quale l’Ue si è rimessa in marcia dopo la vicenda costituzionale del 2005.

Un impasse «la cui sostanziale gravità è consistita – secondo il Presidente – nell’oscurarsi dell’idea stessa dell’integrazione e nell’incrinarsi della volontà politica e del consenso popolare che l’hanno per decenni sorretta» . Una crisi profonda, dunque, che ora richiede nuove idee e volontà politica da parte degli Stati membri e il convinto sostegno dei cittadini europei.

All’Italia Napolitano chiede una rinnovata fedeltà al progetto dei padri fondatori e non a caso si sofferma sul ruolo giocato da De Gasperi nelle fasi di avvio dell’esperienza comunitaria. Grazie alla sua «ferma determinazione» la «scelta europeistica dell’Italia si consolidò e si affermò sempre di più, guidata da un nucleo di valori e di indirizzi ancora oggi essenziali e vitali».

Da questo stesso Paese Napolitano si attende un “sì” convinto all’Europa e un rapido via libera parlamentare al Trattato di Lisbona: «Certamente è indispensabile, in questo contesto, che nessuno Stato membro si sottragga alle sue responsabilità e agli impegni assunti». L’Italia «deve fare la sua parte: innanzitutto ratificando il Trattato, anche in questa fase elettorale», ossia a legislatura interrotta.

Napolitano è infatti convinto che all’appuntamento con le elezioni per l’Europarlamento, fissate nel giugno 2009, l’Ue debba arrivare con le carte in regola, quindi con il Trattato già in vigore: il che potrà avvenire il 1° gennaio prossimo, solo dopo le 27 ratifiche nazionali. Questo per dare un segnale forte ai 500 milioni di cittadini europei: l’Europa c’è, funziona, le sue istituzioni sono al lavoro per creare risultati concreti che migliorino la vita dei giovani, delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese…

Ma il Capo dello Stato non si accontenta di questa Europa «a metà strada», relativamente solida sotto il profilo economico e giuridico, protesa a costruire benessere interno, eppure ancora lontana dai cittadini e incapace di realizzare una politica estera univoca.

Giorgio Napolitano chiede un passo in avanti verso l’Europa unita: «Non possiamo nasconderci – ha spiegato – che l’abbandono del Trattato che istituiva una Costituzione per l’Europa resti una dolorosa rinuncia in primo luogo per quanti desiderino caratterizzare l’Ue sempre più marcatamente come Unione politica. La costituzionalizzazione resta una prospettiva imprescindibile per l’Europa del futuro, se essa non vorrà venire meno alla sua vera vocazione come soggetto politico capace di rispondere alle trasformazioni del contesto mondiale e alle sfide del nostro tempo».

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