Presentato in Vaticano il Messaggio del Papa per la Giornata della Pace (1 gennaio). Occorre guardare ai poveri nella consapevole prospettiva che si fa tutti parte di una sola famiglia umana ed è necessaria una «coraggiosa autocritica sulle cause dell'ingiustizia»: questi i moniti di Benedetto XVI, molto severo sulla cosiddetta finanza a breve termine, sulle politiche di controllo delle nascite e sull'incremento delle spese militari


Redazione

11/12/2008

di Rita SALERNO

La finanza del “breve termine” è pericolosa per tutti, «anche per chi riesce a beneficiarne durante le fasi di euforia». Occorre indirizzare la globalizzazione – che di per sé non è né buona, né cattiva, ma solo «ambivalente» – nella direzione della promozione del bene comune.

Sono solo alcuni dei numerosi spunti forti contenuti nel messaggio per la 42a Giornata mondiale della pace, che si celebra l’1 gennaio 2009 sul tema “Combattere la povertà, costruire la pace”, presentato oggi in Vaticano.

Nel documento, che riprende e sviluppa quello elaborato da Giovanni Paolo II nel 1993 su connessioni e reciproci condizionamenti tra povertà e pace, si denunciano le speculazioni che hanno causato la crisi alimentare e l’atteggiamento comune a molti di vedere la popolazione come fattore di povertà e non come elemento di sviluppo.

Parole severe, usa Benedetto XVI, a proposito della finanza a breve termine, i cui danni hanno fatto perdere di vista la sua innata capacità di svolgere una funzione di ponte tra il presente e il futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di lavoro e di produzione nel lungo periodo. Per questo Ratzinger invoca un nuovo «quadro giuridico per l’economia», «istituzioni efficaci» e non ultimo, una concreta «lotta alla criminalità».

Il Papa prende di mira le politiche di controllo delle nascite, in virtù delle quali sono stati «sterminati milioni di bambini non nati», le cure di epidemie come l’Aids, che non di rado hanno costretto i Paesi poveri a «subire il ricatto di chi condiziona gli aiuti economici all’attuazione di politiche contrarie alla vita», l’incremento delle spese militari, che tolgono risorse economiche allo sviluppo.

È necessaria una «coraggiosa autocritica sulle cause dell’ingiustizia». Nel mondo globale è sempre più evidente che si costruisce la pace se si cresce tutti, perché, ci ricorda Benedetto XVI, «solo la stoltezza può indurre a costruire una casa dorata, ma con attorno il deserto o il degrado».

A mettere sotto accusa «le distorsioni dei sistemi ingiusti che prima o poi presentano il conto a tutti» è stato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che insieme a monsignor Giampaolo Crepaldi, segretario dello stesso dicastero vaticano, ha preso parte alla conferenza stampa di presentazione.

Occorre guardare ai poveri nella consapevole prospettiva che si fa tutti parte di una sola famiglia umana: questo l’ammonimento lanciato dal Papa, che auspica politiche di sostegno alla famiglia. «Lo sviluppo e la cooperazione – conclude il Pontefice – non sono solo questioni tecniche e richiedono la scelta di uomini e donne, consapevoli della fratellanza e della solidarietà nella comunità mondiale».

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