Redazione
In Cecoslovacchia il crescente malcontento verso il regime comunista e le istanze di rinnovamento trovarono uno sbocco nelle riforme ispirate al cosiddetto “socialismo dal volto umano” di Alexander Dubcek: in realtà non si proponeva di allontanarsi dall’Urss, ma di mantenere il sistema economico collettivista affiancandovi una maggiore libertà politica, di stampa e di espressione. Queste riforme furono viste dalla dirigenza sovietica come una grave minaccia all’egemonia dell’Urss sui Paesi del blocco orientale. Vista l’inutilità di fermare o limitare con mezzi diplomatici le riforme portate avanti dal governo cecoslovacco, Mosca scelse l’opzione militare. Fra il 20 e il 21 agosto 1968 una forza stimata fra i 200 mila e i 600 mila soldati e fra i 5000 e i 7000 veicoli corazzati invase il Paese. Dubcek e gli altri leaders furono sconfessati e arrestati e il piano delle riforme cancellato dalla nuova dirigenza imposta da Mosca.