Proseguono le trattative per la formazione del nuovo esecutivo, che ancor prima di nascere si ritrova un'agenda ricca di indirizzi e decisioni da prendere. Dal risultato del ballottaggio romano un'indicazione sull'atteggiamento delle forze politiche a inizio legislatura
Redazione
24/04/2008
di Sandro MUTI
Il responso delle urne è stato secco. I ruoli dunque sono chiari: la maggioranza sta preparando il Governo, le opposizioni si stanno posizionando. All’interno di Rifondazione Comunista la discussione ha portato a un primo cambio di leadership; anche per i Verdi è iniziata una complessa resa dei conti; la Sinistra arcobaleno, scomparsa dal Parlamento, deve accelerare i suoi processi di ristrutturazione e scegliere un orientamento.
Il Pd, dal canto suo, sta cominciando un lento processo di riflessione: si tratta di prendere atto di un risultato non brillante in termini di voti. Non è infatti all’ordine del giorno solo la “questione settentrionale”: se la Lega è cresciuta, anche a danno delle sinistre, il Pdl ha aumentato i voti anche nell’Italia meridionale. Veltroni dovrà fare i conti con le diversi componenti interne, mentre Di Pietro reclama la propria autonoma identità, giocando a una opposizione radicale.
Anche per la terza opposizione, l’Udc, che ha centrato l’obiettivo della presenza in Parlamento, si profila una lunga riflessione, a partire dal rapporto con il Pd, con il rischio di un soffocante abbraccio senza prospettiva di sviluppo autonomo: il partito dovrà cominciare ad articolare delle ipotesi, come pure, specularmente, sui rapporti con il Governo. Molto comunque dipenderà anche dall’evoluzione del dibattito sulla riforma elettorale e istituzionale.
Eccoci allora al gioco di incastri nelle sessanta caselle dell’esecutivo e ai vertici delle due Camere, cui sembrano chiamati Fini a Montecitorio e un esponente di Forza Italia (forse Schifani) a Palazzo Madama. La Lega si è fatta sentire con le sue rivendicazioni, i candidati alle poltrone sono molti più dei posti disponibili e il toto-ministri può ancora continuare per un paio di settimane. Berlusconi poi sarà chiamato alla decisione, fatte salve le prerogative del Presidente della Repubblica, come correttamente è stato fatto notare.
Se la composizione è ancora oggetto di complesse trattative, quel che è certo è che l’agenda del nuovo Governo comincia a essere piena di impegni, cioè di decisioni e di indirizzi da prendere: la situazione della congiuntura mondiale non accenna a stabilizzarsi e la cronaca incalza su alcuni temi sensibili della campagna elettorale, a partire da quella della sicurezza. Il ciclo delle “alternanze per disperazione”, che inesorabilmente si produce dai primi anni Novanta, è proprio motivato dalla rapidissima disillusione dei cittadini.
L’ election day 2008 si concluderà domenica 27 e lunedì 28 aprile con i residui ballottaggi, tra cui spicca quello di Roma. Privo di riflessi immediati, il risultato della capitale dirà comunque dell’atteggiamento psicologico delle forze politiche all’inizio di una legislatura che ancora ripropone quella sfida della stabilizzazione del sistema politico che rimbalza ormai dal lontano 1994.