Il responsabile diocesano ha scritto all'Ufficio scolastico provinciale, segnalando «anomalie» nell'applicazione dell'Irc in diversi istituti. La risposta: i presidi ripristinino la legalità. Assicurazioni anche circa il tirocinio degli insegnanti


Redazione

27/02/2008

di Luisa BOVE

L’8 gennaio scorso don Michele Di Tolve, responsabile diocesano del Servizio per l’Insegnamento della religione cattolica (Irc), ha preso carta e penna e ha scritto due lettere all’Ufficio scolastico regionale, relative al tirocinio degli insegnanti e ad alcune «anomalie» nell’applicazione dell’Irc. In meno di un mese il direttore generale dell’Ufficio, Anna Maria Dominici, ha inviato a tutte le scuole due circolari in ottemperanza alle richieste avanzate.

«Questo ci fa sentire ancora più responsabili», ammette Di Tolve: «Ci teniamo che la scuola sia sempre più impegnata a educare ai valori, vera garanzia per una crescita sana dei nostri ragazzi». Le due lettere di don Michele si possono scaricare in versione integrale da www.chiesadimilano.it/irc

Nella prima lettera il responsabile chiedeva la possibilità di istituire un tirocinio di 100 ore per i futuri insegnanti di religione nelle scuole statali. Lo scopo è quello di «avere personale sempre più qualificato e selezionato». I candidati, che studiano presso l’Istituto superiore di scienze religiose e la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, potranno così «avvicinarsi alla scuola per imparare i suoi linguaggi e i suoi tempi attraverso il rapporto con i ragazzi e con i colleghi. Non esiste infatti una didattica avulsa dalla relazione con gli altri».

La risposta dell’Ufficio regionale non si è fatta attendere: il 4 febbraio i dirigenti scolastici hanno ricevuto una circolare con l’invito di «permettere l’espletamento dell’attività di tirocinio secondo le modalità previste». Sarà lo stesso Servizio Irc a individuare le scuole e gli insegnanti di religione (tutor) ai quali saranno affidati i tirocinanti.

«Noi non manderemo solo i nostri studenti – spiega Di Tolve -, ma tutti coloro che si rivolgono alla diocesi di Milano anche se sono di altre regioni». Al termine dovranno sostenere un esame davanti alla commissione tenendo un’ora di lezione, possibilmente alla presenza dei ragazzi.

Nella seconda lettera il responsabile diocesano rendeva invece nota una «peculiare e delicata situazione» di cui è venuto a conoscenza attraverso docenti e presidi. Pur elogiando le molte scuole che riservano la «giusta attenzione all’Irc», don Di Tolve non può ignorare le numerose «anomalie» di tante altre.

Tra le più gravi, c’è senz’altro la questione della scelta dell’ora di religione, in particolare da parte degli stranieri, che non solo vengono scoraggiati al momento dell’iscrizione, ma addirittura si vedono «stracciato il modulo con la scelta di avvalersi e sostituito da un altro con la non avvalenza». Altra irregolarità rispetto alla legge vigente è quella di consegnare ogni anno il modulo per l’Irc, «mentre la norma prevede che la scelta ha valore per l’intero ciclo di studi».

E ancora, le scuole stabiliscono l’orario delle lezioni, collocando spesso la religione alla fine delle lezioni e in sede di iscrizione chiedono allo studente: «Visto che è all’ultima ora, perché non te ne vai?». Altra scorrettezza riguarda il credito scolastico, che viene assegnato anche ai non avvalentisi, oppure negato a chi segue l’ora di religione per non discriminare i compagni. Non solo, spesso i collegi docenti «non progettano delle alternative interessanti e capaci di tenere i ragazzi a scuola», si legge nella lettera, creando così «l’ora del nulla».

In questo modo, dice don Di Tolve, «si insinua nei ragazzi l’idea che a scuola si deve stare il meno tempo possibile e il meno seriamente possibile. E alla fine i ragazzi fuggono dalla scuola più che dall’ora di religione». Ancora una volta l’Ufficio regionale ha inviato «una circolare ministeriale chiedendo ai presidi di ripristinare la legalità».

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