Vengono soprattutto da Perù, Ecuador e Filippine, il 60% di loro non ha permesso di soggiorno, il 70% è in nero: questo il quadro delle 7 mila badanti che si sono rivolte nel 2007 allo sportello cittadino Cgil


Redazione

27/05/2008

di Emanuela CHIESA

Vengono in maggioranza da Perù, Ecuador e Filippine; sono in Italia senza marito e senza figli. Il 60% di loro non ha permesso di soggiorno. Il 70% lavora in nero, ma chi tra loro è in regola ha un salario più alto rispetto alla media nazionale: 1000-1100 euro al mese contro 760-860 euro .

Èl’identikit delle circa 7 mila badanti che ogni anno si rivolgono allo sportello creato per loro dalla Filcams Cgil. «Il mestiere della badante è ancora in gran parte lavoro sommerso – spiega Graziella Carneri, segretario generale della Filcams Milano -. Non è solo un lavoro utile, è ormai diventato irrinunciabile: parlare di sanatoria è un modo quantomeno inadeguato di affrontare il problema».

Oggi giorno allo sportello arrivano circa 30 badanti per chiedere informazioni e consulenza. Il 90% è straniero, tra i 35 e i 40 anni, con un titolo di studio paragonabile al diploma. «Negli ultimi giorni molte di loro sono venute allo sportello terrorizzate dalla prospettiva della carcerazione per reato di immigrazione clandestina – afferma Graziella Carneri -. Una volta ottenuto il permesso è facile perderlo: se muore la persona a cui si presta assistenza, per esempio, non è detto che la badante in soli sei mesi riesca a ritrovare una famiglia disposta ad assumerla in regola».

Infine un dato marginale, ma significativo: le poche italiane che si rivolgono allo sportello fanno lavori domestici e baby-sitting, quasi nessuna la badante. «Nel 2007 inoltre si è assistito a un fenomeno piuttosto nuovo – aggiunge Carneri -. Sono aumentate le italiane pensionate e le donne sopra i quarant’anni espulse dal mondo del lavoro, spesso segretarie e impiegate, che si ricollocano facendo le colf».

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