Don Tonino Lasconi, esperto di questioni giovanili, sulla morte al rave party: «Queste manifestazioni sono proibite in tutta Europa, nessuno che sia capace di dire a un giovane: "Se non vuoi morire, non ci andare"»


Redazione

27/03/2008

«Serve un soprassalto di responsabilità», capace di «stigmatizzare alcuni comportamenti, andando oltre il senso generale di impunità e una certa pietà falsa e in ultima analisi ipocrita». Ne è convinto don Tonino Lasconi, parroco a Fabriano ed esperto di questioni giovanili, riguardo la morte di Mattia Lo Castro, il 19enne di Castellanza deceduto domenica scorsa, probabilmente per un’overdose, durante il rave party di Segrate (sulla vicenda è stato aperto un fascicolo contro ignoti, per omicidio colposo).

Lasconi denuncia il modo in cui i media propagandano la «cultura dello sballo», tramite «una morale da “pacca sulla spalla”» il cui messaggio è «non è successo niente, la colpa è della droga tagliata male. Per la mentalità del “tutto si può fare”, non esiste il principio di responsabilità».

Incalza Lasconi: «La colpa è sempre di qualcun altro. Nessuno che sia capace di dire a un giovane: “Se non vuoi morire, non ci andare”. Tutti ormai sappiamo che la droga può portare anche a tragedie come queste, eppure ce la caviamo con i toni lamentosi e la retorica del “siamo tutti buoni”. Da una parte la condanna, dall’altra la commiserazione, come se fosse tutto normale». Senza contare, fa notare Lasconi, che «i rave party sono ormai proibiti in tutta Europa, sopravvivono solo in Italia».

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