Trovato privo di vita l'arcivescovo caldeo di Mosul, rapito il 29 febbraio scorso. Il dolore del Papa
Redazione
13/03/2008
«Monsignor Rahho è morto. L’abbiamo ritrovato privo di vita nei dintorni di Mosul. I rapitori lo avevano sepolto». Così il vescovo ausiliario di Baghdad, monsignor Shlemon Warduni, ha annunciato questa mattina il ritrovamento del corpo di monsignor Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mosul, rapito venerdì 29 febbraio.
«Già da ieri i rapitori ci avevano detto che monsignor Rahho stava molto male – ha poi aggiunto Warduni -. Ieri nel pomeriggio ci hanno detto che era morto. Stamattina ci hanno telefonato per dirci che l’avevano sepolto. Alcuni nostri giovani hanno seguito le indicazioni fornite dai rapitori per raggiungere il luogo. Qui hanno scavato e hanno trovato il vescovo privo di vita. Non sappiamo ancora se sia morto per cause legate alla sua precaria salute o se sia stato ucciso».
Il corpo è stato rinvenuto in una discarica alla periferia di Mosul. L’autopsia ha stabilito che l’arcivescovo era morto da almeno cinque giorni, ma non è ancora stato possibile stabilire se il decesso sia stato causato da ferite inferte durante il sequestro (la polizia ha parlato di ferite da arma da fuoco) o dai problemi cardiaci da cui monsignor Rahho era affetto.
«La notizia della morte del vescovo Rahho colpisce e addolora profondamente il Santo Padre», ha dichiarato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana. «Tutti – prosegue la sua nota – avevamo continuato a sperare e a pregare per una sua liberazione, come il Papa aveva più volte chiesto nei suoi appelli. Purtroppo la violenza più assurda e ingiustificata continua ad accanirsi sul popolo iracheno e in particolare sulla piccola comunità cristiana, a cui il Papa e tutti noi siamo particolarmente vicini nella preghiera e nella solidarietà in questo momento di grande dolore. Vi è da augurarsi che questo tragico evento richiami ancora una volta e con più forza l’impegno di tutti e in particolare della comunità internazionale per la pacificazione di un Paese così travagliato».
Ancora prima di essere sequestrato, monsignor Rahho aveva confidato di aver ricevuto parecchie minacce, aggiungendo però che «non si può cedere alla logica della paura». Il 29 febbraio, dopo aver celebrato la Via Crucis, è stato prelevato da un gruppo armato che ha ucciso i tre giovani che stavano con lui e che non lo lasciavano mai solo.
La richiesta di un riscatto – prima in denaro, poi sotto forma di concessioni politiche – aveva fatto sperare che il sequestro di monsignor Rahho potesse concludersi con il rilascio. Il suo è stato il secondo rapimento di un vescovo cattolico in Iraq.