Nel messaggio pasquale Urbi et Orbi di Benedetto XVI diversi riferimenti all'attualità geo-politica - dall'Iraq al Tibet -, ma su tutto la certezza che l'umanità ha bisogno di Cristo


Redazione

25/03/2008

C’è Gesù al centro del messaggio Urbi et Orbi di Benedetto XVI e, dunque, ci sono tutte le piaghe e tutte le speranze del mondo. Sotto la pioggia battente di una Pasqua molto “alta” il Papa è andato al centro del mistero. La morte e risurrezione di Gesù Cristo «ha cambiato il corso della storia, infondendo un indelebile e rinnovato senso e valore alla vita dell’uomo».

Certo non mancano i riferimenti all’attualità geo-politica, in particolare in quella sequenza di tensioni, di crisi, che dall’Africa del Darfur e della Somalia, passando per la Terra Santa, il Libano e l’Iraq, arriva fino al Tibet. Secondo il Papa si può, si deve arrivare a «soluzioni che salvaguardino il bene e la pace». Ma serve qualcosa di più.

«Apriamoci con sincera fiducia a Cristo risorto, perché la forza rinnovatrice del Mistero pasquale si manifesti in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nelle nostre città e nelle nostre Nazioni». Èil dinamismo dell’amore e, dunque, della testimonianza, che è al cuore della Pasqua e attraversa in modo efficace la storia personale, come quella dei popoli e delle nazioni.

L’umanità, ribadisce il Papa, ha bisogno di Cristo, perché «se ci accostiamo a Lui, incontriamo nel suo sguardo la risposta all’anelito più profondo del nostro cuore: conoscere Dio e stringere con Lui una relazione filiale, che colmi del suo stesso amore le nostra esistenza e le nostre relazioni interpersonali e sociali». Benedetto XVI ribadisce la sua lettura della storia e il suo messaggio sintetico: “Deus caritas est”, e da questa realtà di amore deriva una speranza che salva.

C’è stata una piccola sorpresa la notte di Pasqua: tra gli adulti battezzati nella grande veglia c’era anche il vicedirettore del Corriere della sera, Magdi Allam, che ha scritto: «Ebbene, oggi Benedetto XVI, con la sua testimonianza, ci dice che bisogna vincere la paura e non avere alcun timore nell’affermare la verità di Gesù anche con i musulmani».

Sia ben chiaro per tutti: la verità di Gesù è quella della Pasqua: «La morte e risurrezione del Verbo di Dio incarnato è un evento di amore insuperabile». Questa è la chiave usata anche dal cardinale Joseph Zen Ze-Kiun nelle meditazioni della Via Crucis: anche la libertà religiosa è da leggere in questo dinamismo «di amore insuperabile», una frase così pregnante da diventare riferimento impegnativo e comune di amore.

Questo vale a tutti i livelli, nelle relazioni tra persona e persona, tra gruppo e gruppo, tra popolo e popolo. Ci sono piaghe da sanare: «Esse attendono di essere lenite e guarite dalle piaghe gloriose del Signore risorto». C’è allora anche un pensiero speciale per l’Italia, «per far rinascere la speranza». Perché la Pasqua è «rinascita umana e spirituale che costituisce lo splendore di ogni famiglia, rinnovando sentimenti, propositi e opere di bene»: un modo per guardare con gioia e fiducia al futuro.

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