La sede di Venegono e il monastero di Santa Maria del Monte hanno ospitato sabato scorso le riprese del film "Voglio essere profumo", ispirato alla storia vera della breve esistenza di un seminarista brianzolo
Maria Teresa ANTOGNAZZA
Redazione
Ciak si gira. E per il Seminario arcivescovile di Venegono Inferiore, che sabato 9 maggio ha ospitato alcune riprese del lungometraggio Voglio essere profumo, si è trattato di una “prima” assoluta. Per un’intera giornata gli splendidi chiostri, i giardini, le aule della facoltà, la cappella di teologia e la grande balconata che si affaccia sulla catena del Monte Rosa si sono trasformati nel set del film girato dalla piccola casa di produzione di Lissone Grilli-Perego-Grilli.
Sessanta attori, centocinquanta comparse, più tecnici audio e video, con le loro cineprese e sofisticate attrezzature, hanno popolato chiostri, aule e cortili, tra la curiosità dei seminaristi presenti a Venegono, invitati a loro volta a diventare comparse nel film. Poi l’intera troupe si è trasferita al Sacro Monte, per girare altre scene del film nientemeno che dentro le mura del Monastero di clausura delle Romite ambrosiane, dove altre due attrici, presenti fin dalla sera precedente, vestivano i panni delle monache.
Luoghi accuratamente scelti dal produttore Giancarlo Grilli e dai registi Filippo Grilli e Dario Perego, alla loro seconda esperienza cinematografica: sono tutti volontari, come gli attori e i tecnici, la maggior parte dei quali sotto i 30 anni, impegnati in un progetto cinematografico che vedrà la luce per Natale e andrà in distribuzione nelle sale dotate di sistema di proiezione digitale.
«La nostra è una piccola casa di produzione – spiega Filippo Grilli -, mossa principalmente da tre scopi: innanzitutto il desiderio di raccontare una storia che possa far riflettere sull’importanza e la centralità della fede nella vita; in secondo luogo il voler dimostrare che è possibile fare cultura tramite il cinema, anche se non si dispone di mezzi economici che sarebbero di norma richiesti; infine, poter ricavare qualcosa da donare a una missione africana (delle suore di Maria Bambina, in Zambia, ndr): nessuno di noi percepisce denaro e tutti i proventi del film saranno devoluti in beneficenza». Ciak si gira. E per il Seminario arcivescovile di Venegono Inferiore, che sabato 9 maggio ha ospitato alcune riprese del lungometraggio Voglio essere profumo, si è trattato di una “prima” assoluta. Per un’intera giornata gli splendidi chiostri, i giardini, le aule della facoltà, la cappella di teologia e la grande balconata che si affaccia sulla catena del Monte Rosa si sono trasformati nel set del film girato dalla piccola casa di produzione di Lissone Grilli-Perego-Grilli.Sessanta attori, centocinquanta comparse, più tecnici audio e video, con le loro cineprese e sofisticate attrezzature, hanno popolato chiostri, aule e cortili, tra la curiosità dei seminaristi presenti a Venegono, invitati a loro volta a diventare comparse nel film. Poi l’intera troupe si è trasferita al Sacro Monte, per girare altre scene del film nientemeno che dentro le mura del Monastero di clausura delle Romite ambrosiane, dove altre due attrici, presenti fin dalla sera precedente, vestivano i panni delle monache.Luoghi accuratamente scelti dal produttore Giancarlo Grilli e dai registi Filippo Grilli e Dario Perego, alla loro seconda esperienza cinematografica: sono tutti volontari, come gli attori e i tecnici, la maggior parte dei quali sotto i 30 anni, impegnati in un progetto cinematografico che vedrà la luce per Natale e andrà in distribuzione nelle sale dotate di sistema di proiezione digitale.«La nostra è una piccola casa di produzione – spiega Filippo Grilli -, mossa principalmente da tre scopi: innanzitutto il desiderio di raccontare una storia che possa far riflettere sull’importanza e la centralità della fede nella vita; in secondo luogo il voler dimostrare che è possibile fare cultura tramite il cinema, anche se non si dispone di mezzi economici che sarebbero di norma richiesti; infine, poter ricavare qualcosa da donare a una missione africana (delle suore di Maria Bambina, in Zambia, ndr): nessuno di noi percepisce denaro e tutti i proventi del film saranno devoluti in beneficenza». La storia di Alessandro Budget dunque limitatissimo, attorno ai 25 mila euro, per un’opera tutta girata in presa diretta, nel tempo libero dei protagonisti, e che si annuncia di grande interesse: un film giovane sui giovani d’oggi. La vicenda prende spunto infatti dall’avventura giovanile di un ragazzo di Lissone, Alessandro Galimberti, che visse e studiò realmente fra le mura del Seminario di Venegono, arrivando alle soglie dell’ordinazione, prima di essere stroncato nel 2004 da una brutta malattia, a soli 24 anni. Ma il film non parla tanto di lui (che compare poche volte sulla scene, nel personaggio di Francesco), quanto di cinque altri giovani alle prese con le scelte e le delusioni della vita, che dall’incontro con il seminarista ricevono una sorta di dono e riescono così a dare nuovo significato alla loro vita. Ci sono il giovane rampante ingegnere, che dopo una delusione amorosa decide di andarsene a vivere in un rifugio di montagna, oppure Barbara, la novizia, che entra in crisi religiosa e a un certo punto sceglie di lasciare, forse momentaneamente, il convento.Seminario e monastero si intrecciano come luoghi simbolo di queste storie, insieme a molte altre location, fra cui il Lago di Como e le terre piemontesi, tracciando la mappa di cinque vite, dietro le quali appare la misteriosa regia di Francesco. E sono stati proprio l’intenso ricordo e la commozione lasciati dalla morte di Alessandro Galimberti, molto conosciuto in Brianza, a convincere i responsabili del Seminario di Venegono e del Monastero di Santa Maria del Monte ad aprire per la prima volta le porte a telecamere e attori, concedendo i propri spazi per le riprese.