La magia torna in tv con "I Maghi di Waverly. The movie", in anteprima venerdì 30 ottobre su Disney Channel. Una ricerca dell'Università Cattolica analizza il successo di queste serie

di Stefania CECCHETTI
Redazione

La magia è protagonista nella tv dei ragazzi preadolescenti, questo è certo. È una magia globale, perché conquista ad ogni latitudine, come dimostra il successo internazionale di Harry Potter. È una magia ibrida, frutto dell’incrocio tra tradizioni figurative e narrative diverse. Ed è una magia dai mille volti: a quello tradizionale e fiabesco delle storie medievali si sovrappone quello moderno delle ragazzine guerriere e nei nuovi super-eroi. Ma quali valori emergono da questo “immaginario magico” e quali percezioni i ragazzi stessi ne traggono? Sono le domande a cui ha cercato di rispondere una ricerca condotta dal Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi (Ce.R.T.A.) dell’Università Cattolica e presentata nei giorni scorsi in concomitanza con la prima del film per la tv “I Maghi di Waverly. The movie”, su Disney Channel venerdì 30 ottobre.
La ricerca ha analizzato un ampio numero di prodotti televisivi e ha preso in considerazione un campione di 60 “tweens”, cioè ragazzi con un’età tra i 10 e i 12 anni. Ne sono emersi due principali modelli di riferimento nella comprensione della magia mediale. Il primo e più diffuso è il modello definito “agonico-straordinario”, nel quale la magia è intesa come un potere sovrannaturale che permea tutto il racconto. Spesso la struttura narrativa è incentrata sulla lotta per la conquista del potere e sul duello tra Bene e Male. I poteri magici, che si apprendono e acquisiscono tramite allenamento, sono completamente protagonisti e danno vita a un mondo completamente sganciato dalla realtà. Fanno parte di questo filone la maggior parte dei prodotti di animazione contemporanea (“Gormiti”, “Pokemon”).
Il secondo modello è quello che la ricerca definisce “ludico-ordinario”. In esso la magia è solo uno degli ingredienti del racconto, che è basato invece su vicende quotidiane. I protagonisti sono per lo più persone normali che vivono legami affettivi ordinari. In queste storie la magia è un espediente che permette di mettere in luce valori educativi importanti, come per esempio la fiducia nel prossimo. È spesso presente anche il tema della disobbedienza ai genitori, che in tutti i casi è fonte invitabile di guai e perciò viene condannata, nel finale, come negativa. Insomma, la magia protagonista di prodotti come “Sabrina, vita da strega” e, appunto, “I Maghi di Waverly” consente di divertire i giovani spettatori e nel contempo di far passare un messaggio educativo. La magia è protagonista nella tv dei ragazzi preadolescenti, questo è certo. È una magia globale, perché conquista ad ogni latitudine, come dimostra il successo internazionale di Harry Potter. È una magia ibrida, frutto dell’incrocio tra tradizioni figurative e narrative diverse. Ed è una magia dai mille volti: a quello tradizionale e fiabesco delle storie medievali si sovrappone quello moderno delle ragazzine guerriere e nei nuovi super-eroi. Ma quali valori emergono da questo “immaginario magico” e quali percezioni i ragazzi stessi ne traggono? Sono le domande a cui ha cercato di rispondere una ricerca condotta dal Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi (Ce.R.T.A.) dell’Università Cattolica e presentata nei giorni scorsi in concomitanza con la prima del film per la tv “I Maghi di Waverly. The movie”, su Disney Channel venerdì 30 ottobre.La ricerca ha analizzato un ampio numero di prodotti televisivi e ha preso in considerazione un campione di 60 “tweens”, cioè ragazzi con un’età tra i 10 e i 12 anni. Ne sono emersi due principali modelli di riferimento nella comprensione della magia mediale. Il primo e più diffuso è il modello definito “agonico-straordinario”, nel quale la magia è intesa come un potere sovrannaturale che permea tutto il racconto. Spesso la struttura narrativa è incentrata sulla lotta per la conquista del potere e sul duello tra Bene e Male. I poteri magici, che si apprendono e acquisiscono tramite allenamento, sono completamente protagonisti e danno vita a un mondo completamente sganciato dalla realtà. Fanno parte di questo filone la maggior parte dei prodotti di animazione contemporanea (“Gormiti”, “Pokemon”).Il secondo modello è quello che la ricerca definisce “ludico-ordinario”. In esso la magia è solo uno degli ingredienti del racconto, che è basato invece su vicende quotidiane. I protagonisti sono per lo più persone normali che vivono legami affettivi ordinari. In queste storie la magia è un espediente che permette di mettere in luce valori educativi importanti, come per esempio la fiducia nel prossimo. È spesso presente anche il tema della disobbedienza ai genitori, che in tutti i casi è fonte invitabile di guai e perciò viene condannata, nel finale, come negativa. Insomma, la magia protagonista di prodotti come “Sabrina, vita da strega” e, appunto, “I Maghi di Waverly” consente di divertire i giovani spettatori e nel contempo di far passare un messaggio educativo.

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