La società perde la sua dignità quando non salvaguarda i bambini, quando permette lo sfruttamento sessuale su scala mondiale, quando non viene data nessuna priorità alla prevenzione. L'educazione è la carta vincente

di Vittorio CHIARI
Redazione Diocesi

Uno dei libri che ho avuto tra le mani nella mia adolescenza è stato “L’educazione del cuore” di don Carlo Gnocchi, una serie di capitoletti che introducevano all’arte dell’amare, dalla nascita all’adolescenza. Erano lezioni che aveva tenuto ai suoi studenti, una novità cinquant’anni fa, quando non si parlava, se non raramente, di educazione all’amore in campo cattolico o di educazione sessuale nella scuola pubblica. La mia mamma mi ha dato del villano quando a 14 anni ho osato chiederle come nascevano i bambini: “Guarda se sono cose da chiedere alla tua mamma!”. A me l’aveva suggerito il prete all’oratorio! Naturalmente sapevo già tutto, la domanda la facevo solo per mettere in difficoltà gli adulti “deputati alla mia educazione”.
Non parlarne era ritenuto un “forma di pudore pubblico” allo scopo di tutelare i bambini. Tra la gente c’era una certa persuasione: la società perde la sua dignità quando non salvaguarda i bambini, quando permette lo sfruttamento sessuale su scala mondiale, quando non viene data nessuna priorità alla prevenzione, con un’opera educativa, che dovrebbe vedere in prima fila i genitori, la scuola, la Chiesa, le istituzioni. Uno dei libri che ho avuto tra le mani nella mia adolescenza è stato “L’educazione del cuore” di don Carlo Gnocchi, una serie di capitoletti che introducevano all’arte dell’amare, dalla nascita all’adolescenza. Erano lezioni che aveva tenuto ai suoi studenti, una novità cinquant’anni fa, quando non si parlava, se non raramente, di educazione all’amore in campo cattolico o di educazione sessuale nella scuola pubblica. La mia mamma mi ha dato del villano quando a 14 anni ho osato chiederle come nascevano i bambini: “Guarda se sono cose da chiedere alla tua mamma!”. A me l’aveva suggerito il prete all’oratorio! Naturalmente sapevo già tutto, la domanda la facevo solo per mettere in difficoltà gli adulti “deputati alla mia educazione”.Non parlarne era ritenuto un “forma di pudore pubblico” allo scopo di tutelare i bambini. Tra la gente c’era una certa persuasione: la società perde la sua dignità quando non salvaguarda i bambini, quando permette lo sfruttamento sessuale su scala mondiale, quando non viene data nessuna priorità alla prevenzione, con un’opera educativa, che dovrebbe vedere in prima fila i genitori, la scuola, la Chiesa, le istituzioni. Brutalità che lasciano il segno Sul piano educativo anche un solo caso di abuso sessuale su un minore è di una gravità inaudita per i danni che comporta. Con l’amore si tocca il senso della vita, la salute psichica e psicologica di un ragazzo, la sua felicità. Quando la sessualità viene staccata dall’amore, quando la libertà personale viene esasperata, quando l’ignoranza si lega alla violenza, allora la stessa persona umana, che sia un bimbo o un minorenne, viene brutalizzata e certi traumi patiti in giovane età lasciano conseguenze per tutta la vita. La violenza sui minori, sulle donne, è poi particolarmente odiosa quando avviene in gruppo, “in branco”. E’ una violenza di giovani e adulti non cresciuti, immaturi affettivamente, spesso alimentata dai mass-media, che non hanno timore a presentare certi film e situazioni “perverse”, dove i bimbi non sono per nulla rispettati. La maturità affettiva Non è facile condurre una persona alla maturità, soprattutto in campo affettivo. Troppo numerosi i ragazzi e ragazze, con un percorso sofferto, senza memorie positive, lasciati solo di fronte ad uno degli aspetti più delicati della vita adolescenziale, con carenze educative che risalgono ai primi mesi di vita. Sono gli anni delle “non memorie”, dove i bimbi non ricordano fatti, episodi che li hanno favoriti o ostacolati nella loro crescita, ma che sono fondamentali per la costruzione di una personalità, lasciando ferite non facili a rimarginarsi,quando un bimbo subisce al violenza dell’abbandono affettivo, educativo o subisce violenza fisica. Nonostante le varie Convenzioni sui diritti dei minori, sono proprio i ragazzi più fragili ad essere vittime di abusi,di maltrattamenti, che li mettono a disagio con la vita. Il metodo di don Bosco Personalmente sono convinto che tra i modi migliori per vincere questa violenza, sia il metodo di don Bosco, metodo evangelico, che si fonda sull’amorevolezza, sulla ragione e la religione. Abbattendo le barriere della diffidenza, aiuta superare i pregiudizi e a trovare soluzioni al grave problema della violenza sessuale. L’educazione è la carta vincente per affrontare l’emergenza, lavorando su alcune urgenze quali l’attenzione alla parte più preziosa della società, che sono “i minori”, il senso della vita, il rispetto del corpo, la formazione della coscienza, l’educazione alla solidarietà. Una priorità? La formazione della coscienza. Rimane sempre il cuore dell’educazione. Se la coscienza, poi, non si riferisce a Dio, rende vani i tentativi di prevenzione e di promozione dell’amore! Esaltando la libertà individuale, eliminando Dio, le persone operano le loro scelte secondo parametri personali, che rende tutto permesso. Questo, purtroppo sta avvenendo nel nostro mondo! Bisogna alzare disco rosso! Per il bene dei bimbi ma anche della società! E gli oratori possono fare qualcosa in questo campo? Credo di sì, favorendo la vita di gruppo, l’amicizia, sviluppando il rispetto del corpo attraverso il gioco, lo sport, creando occasioni per incontrare il Dio della vita nella catechesi, nella partecipazione alla liturgia eucaristica, al sacramento della riconciliazione, favorendo la mentalità del dono, dell’attenzione all’altro, della responsabilità per cui ognuno sa cosa mette in gioco, evadendo le norme del vivere, seguendo i propri capricci.

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