Dal 19 al 21 marzo convegno nazionale a Forlì per i 90 anni del settimanale diocesano "Il Momento". Parla il presidente della Federazione don Giorgio Zucchelli
Vincenzo CORRADO
Redazione
«Riflettere sulla verità perduta, capire le radici e il significato profondo del fare informazione con obiettività, rigore e verifica, senza cedere a scoop solo apparentemente redditizi». Così don Giorgio Zucchelli, presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), presenta il convegno nazionale Fisc che si terrà a Forlì dal 19 al 21 marzo, sul tema “Alla ricerca della verità perduta. Informazione tra mistificazione e interpretazione”.
«I convegni nazionali – spiega Zucchelli – sono l’esperienza portante della nostra formazione permanente». Quest’anno si tiene nella diocesi di Forlì-Bertinoro per ricordare il 90° anniversario di fondazione del settimanale diocesano Il Momento. Il tema del convegno, aggiunge Zucchelli, «tocca un argomento di estrema attualità. Basta pensare al modo con cui la stampa riferisce le notizie che riguardano la Chiesa: spesso si passa da una ricerca superficiale a un vero e proprio travisamento della verità», a causa del «punto di vista, per lo più politico, con cui viene letto e raccontato il fatto religioso», mentre «la Chiesa ha altri orizzonti». Con don Zucchelli riflettiamo sul rapporto che c’è oggi tra verità e informazione.
Verità e informazione: oggi c’è più mistificazione che interpretazione?
La verità nell’informazione è un problema di cui si discute da tempo. Una verità oggettiva “al cento per cento” è impossibile da raggiungere perché ogni giornalista vede la realtà dal proprio punto di vista. In fondo, il racconto è sempre un’interpretazione. Si tratta di vedere se e in che modo questa interpretazione tende alla verità. Il problema, quindi, è molto complesso e oggi lo è ancor di più per diversi motivi. L’informazione viene selezionata, interpretata e divulgata con un’ottica esclusivamente ideologica, politica e partitica. A ciò va aggiunta la ricerca del successo della notizia, ingigantita per poterla vendere meglio ed avere un ritorno economico. Infine, per quanto riguarda soprattutto l’informazione religiosa, occorre registrare la rinascita di un certo anticlericalismo, peraltro mai morto in Italia. Si capisce, allora, come la lettura della realtà venga spesso mistificata.
Quale contributo di pensiero dai settimanali cattolici per una maggiore promozione della verità nell’informazione?
I settimanali cattolici non hanno interessi politici o economici: sono una stampa alternativa, libera, al servizio del cittadino e del bene comune; vogliono promuovere opinioni pubbliche informate ai valori cristiani. In questo senso, sono strutturalmente inseriti nella pastorale delle singole Chiese e noi, con occhi di missionari ed evangelizzatori, guardiamo a tutto ciò che avviene a livello socio-culturale e pubblico. Questa prospettiva, che ci fa volare alto, è il nostro primo contributo per la promozione della verità tutta intera, e i nostri lettori si rendono conto che dietro al settimanale non c’è alcun interesse se non la promozione del loro bene. In secondo luogo, è nostra intenzione proporre riflessioni sul rapporto verità-informazione, che porta con sé tante questioni aperte, come la formazione dei giornalisti.
Concretamente cosa possono fare i settimanali?
Innanzitutto dovremmo avere più coscienza che il nostro modo di fare informazione non è marginale: con circa un milione di copie a settimana, siamo una presenza attiva e forte. È necessario, quindi, un maggior protagonismo per dare un contributo significativo al dibattito sui grandi problemi del Paese. In questo va ricordato il ruolo del Sir, che rappresenta la nostra «sinergia per eccellenza», a livello di contenuti e non solo. Concretamente cercheremo di organizzare più iniziative comuni – quali editoriali, servizi, forum… – per far emergere maggiormente, a livello nazionale, la nostra voce. A breve pubblicheremo un volume in cui viene raccontato cosa fanno le nostre diocesi con i fondi dell’otto per mille. Molte falsità sono state raccontate al riguardo. Il nostro obiettivo è informare con trasparenza sulla destinazione di tali risorse. Mossi dalla convinzione che la verità va difesa e non stracciata.
Attualmente, qual è lo stato di salute delle testate Fisc?
Buono. Nei giorni scorsi, a Basilea, abbiamo fondato la delegazione dei giornali delle Missioni cattoliche italiane all’estero. Sono sei testate che, in un certo senso, rappresentano e raccontano gli italiani in Svizzera, Germania, Inghilterra e Belgio. Si sono associate alla Fisc per avere un punto di confronto, di amicizia… una famiglia dove abitare. Durante l’incontro, nel quale il direttore del Sir ha rilanciato un progetto di collaborazione, è stato nominato il delegato che farà parte del Consiglio nazionale Fisc: si tratta di padre Antonio Simeoni, direttore del bimestrale Nuovi Orizzonti Europa (Lussemburgo). Con queste sei testate siamo arrivati a 182 giornali. Negli ultimi quattro anni si sono associate 30 testate, di cui un 40% costituito da nuovi giornali. In cantiere abbiamo anche una raccolta pubblicitaria.
“Alla ricerca della verità perduta”… Quale potrebbe essere lo slogan che accompagnerà il lavoro delle testate Fisc nei prossimi anni?
Al Convegno ecclesiale di Verona, nel 2006, abbiamo lanciato lo slogan: un settimanale in ogni diocesi. Guardando alla situazione attuale, il nostro slogan potrebbe essere: protagonisti del Paese. «Riflettere sulla verità perduta, capire le radici e il significato profondo del fare informazione con obiettività, rigore e verifica, senza cedere a scoop solo apparentemente redditizi». Così don Giorgio Zucchelli, presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), presenta il convegno nazionale Fisc che si terrà a Forlì dal 19 al 21 marzo, sul tema “Alla ricerca della verità perduta. Informazione tra mistificazione e interpretazione”.«I convegni nazionali – spiega Zucchelli – sono l’esperienza portante della nostra formazione permanente». Quest’anno si tiene nella diocesi di Forlì-Bertinoro per ricordare il 90° anniversario di fondazione del settimanale diocesano Il Momento. Il tema del convegno, aggiunge Zucchelli, «tocca un argomento di estrema attualità. Basta pensare al modo con cui la stampa riferisce le notizie che riguardano la Chiesa: spesso si passa da una ricerca superficiale a un vero e proprio travisamento della verità», a causa del «punto di vista, per lo più politico, con cui viene letto e raccontato il fatto religioso», mentre «la Chiesa ha altri orizzonti». Con don Zucchelli riflettiamo sul rapporto che c’è oggi tra verità e informazione.Verità e informazione: oggi c’è più mistificazione che interpretazione?La verità nell’informazione è un problema di cui si discute da tempo. Una verità oggettiva “al cento per cento” è impossibile da raggiungere perché ogni giornalista vede la realtà dal proprio punto di vista. In fondo, il racconto è sempre un’interpretazione. Si tratta di vedere se e in che modo questa interpretazione tende alla verità. Il problema, quindi, è molto complesso e oggi lo è ancor di più per diversi motivi. L’informazione viene selezionata, interpretata e divulgata con un’ottica esclusivamente ideologica, politica e partitica. A ciò va aggiunta la ricerca del successo della notizia, ingigantita per poterla vendere meglio ed avere un ritorno economico. Infine, per quanto riguarda soprattutto l’informazione religiosa, occorre registrare la rinascita di un certo anticlericalismo, peraltro mai morto in Italia. Si capisce, allora, come la lettura della realtà venga spesso mistificata.Quale contributo di pensiero dai settimanali cattolici per una maggiore promozione della verità nell’informazione?I settimanali cattolici non hanno interessi politici o economici: sono una stampa alternativa, libera, al servizio del cittadino e del bene comune; vogliono promuovere opinioni pubbliche informate ai valori cristiani. In questo senso, sono strutturalmente inseriti nella pastorale delle singole Chiese e noi, con occhi di missionari ed evangelizzatori, guardiamo a tutto ciò che avviene a livello socio-culturale e pubblico. Questa prospettiva, che ci fa volare alto, è il nostro primo contributo per la promozione della verità tutta intera, e i nostri lettori si rendono conto che dietro al settimanale non c’è alcun interesse se non la promozione del loro bene. In secondo luogo, è nostra intenzione proporre riflessioni sul rapporto verità-informazione, che porta con sé tante questioni aperte, come la formazione dei giornalisti.Concretamente cosa possono fare i settimanali?Innanzitutto dovremmo avere più coscienza che il nostro modo di fare informazione non è marginale: con circa un milione di copie a settimana, siamo una presenza attiva e forte. È necessario, quindi, un maggior protagonismo per dare un contributo significativo al dibattito sui grandi problemi del Paese. In questo va ricordato il ruolo del Sir, che rappresenta la nostra «sinergia per eccellenza», a livello di contenuti e non solo. Concretamente cercheremo di organizzare più iniziative comuni – quali editoriali, servizi, forum… – per far emergere maggiormente, a livello nazionale, la nostra voce. A breve pubblicheremo un volume in cui viene raccontato cosa fanno le nostre diocesi con i fondi dell’otto per mille. Molte falsità sono state raccontate al riguardo. Il nostro obiettivo è informare con trasparenza sulla destinazione di tali risorse. Mossi dalla convinzione che la verità va difesa e non stracciata.Attualmente, qual è lo stato di salute delle testate Fisc?Buono. Nei giorni scorsi, a Basilea, abbiamo fondato la delegazione dei giornali delle Missioni cattoliche italiane all’estero. Sono sei testate che, in un certo senso, rappresentano e raccontano gli italiani in Svizzera, Germania, Inghilterra e Belgio. Si sono associate alla Fisc per avere un punto di confronto, di amicizia… una famiglia dove abitare. Durante l’incontro, nel quale il direttore del Sir ha rilanciato un progetto di collaborazione, è stato nominato il delegato che farà parte del Consiglio nazionale Fisc: si tratta di padre Antonio Simeoni, direttore del bimestrale Nuovi Orizzonti Europa (Lussemburgo). Con queste sei testate siamo arrivati a 182 giornali. Negli ultimi quattro anni si sono associate 30 testate, di cui un 40% costituito da nuovi giornali. In cantiere abbiamo anche una raccolta pubblicitaria.“Alla ricerca della verità perduta”… Quale potrebbe essere lo slogan che accompagnerà il lavoro delle testate Fisc nei prossimi anni?Al Convegno ecclesiale di Verona, nel 2006, abbiamo lanciato lo slogan: un settimanale in ogni diocesi. Guardando alla situazione attuale, il nostro slogan potrebbe essere: protagonisti del Paese.