Le conclusioni dell'assemblea plenaria della Commissione episcopale europea per i media, svoltasi la scorsa settimana

di Rita SALERNO
Redazione

La Chiesa non può ignorare Internet: è quanto è emerso nel corso dei lavoro dell’assemblea plenaria della Ceem, la Commissione episcopale europea per i media, svoltasi la scorsa settimana in Vaticano sul tema “La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa”.
A rimarcarlo è stato Benedetto XVI, che in un messaggio indirizzato ai partecipanti ha chiesto di esaminare «questa nuova cultura e le sue implicazioni per la missione della Chiesa». Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa ha ribadito che «la proclamazione di Cristo richiede una profonda conoscenza della nuova cultura tecnologica».
Ne è convinto anche il cardinale arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanic, che nel suo intervento ha sottolineato che in internet si sta costruendo «il modello antropologico di domani». Il porporato croato nel suo intervento ha messo in evidenza il peso crescente che la rete sta assumendo nella vita delle persone e dei fedeli e di qui s’impone la necessità di annunciare il Vangelo anche nel mondo di Internet. E ha sottolineato che internet «non è solo un recipiente che raccoglie diverse culture. Internet è cultura e produce cultura». Di fronte a questa realtà – ha detto il vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa – bisogna rammentare che la Chiesa ha sempre saputo «cogliere la bontà degli strumenti di comunicazione sociale per l’edificazione del genere umano». E, dunque, l’interesse per i media e per Internet nasce dalla natura stessa della Chiesa quale “comunità dialogante”.
Sulla necessità per la Chiesa di entrare nell’agorà di Internet, si è soffermato monsignor Jean-Michel di Falco Léandri, vescovo di Gap ed Embrun, presidente della Commissione episcopale europea per i media. «Così come la croce ha il suo asse verticale e il suo asse orizzontale – ha detto il presule francese -, così deve essere la nostra evangelizzazione nella rete: orizzontale per la sua estensione, verticale per la sua profondità e la sua qualità».
Mons. di Falco Léandri non ha mancato di evidenziare ritardi e difficoltà che la Chiesa incontra nel relazionarsi con il fenomeno Internet. Un sito web cristiano, ha aggiunto il presule, «deve occuparsi del mondo e non tagliarsi fuori dal mondo. Deve evitare il politichese, evitare di essere esso stesso un ideologo che cerca di imporre la propria verità». Piuttosto, ha concluso, «deve accontentarsi di proporre la verità di Cristo in maniera ferma e umile».
Da più parti si è ribadito che c’è bisogno di una formazione all’uso responsabile della rete. Di qui serve un’educazione ed un accompagnamento che la Chiesa può sviluppare in modo positivo. Anche se non sono mancati ritardi nell’utilizzo di Internet da parte della Chiesa, ha infine riconosciuto, le cose stanno cambiando in meglio come testimoniano le numerose iniziative prese al riguardo dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. La Chiesa non può ignorare Internet: è quanto è emerso nel corso dei lavoro dell’assemblea plenaria della Ceem, la Commissione episcopale europea per i media, svoltasi la scorsa settimana in Vaticano sul tema “La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa”.A rimarcarlo è stato Benedetto XVI, che in un messaggio indirizzato ai partecipanti ha chiesto di esaminare «questa nuova cultura e le sue implicazioni per la missione della Chiesa». Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa ha ribadito che «la proclamazione di Cristo richiede una profonda conoscenza della nuova cultura tecnologica».Ne è convinto anche il cardinale arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanic, che nel suo intervento ha sottolineato che in internet si sta costruendo «il modello antropologico di domani». Il porporato croato nel suo intervento ha messo in evidenza il peso crescente che la rete sta assumendo nella vita delle persone e dei fedeli e di qui s’impone la necessità di annunciare il Vangelo anche nel mondo di Internet. E ha sottolineato che internet «non è solo un recipiente che raccoglie diverse culture. Internet è cultura e produce cultura». Di fronte a questa realtà – ha detto il vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa – bisogna rammentare che la Chiesa ha sempre saputo «cogliere la bontà degli strumenti di comunicazione sociale per l’edificazione del genere umano». E, dunque, l’interesse per i media e per Internet nasce dalla natura stessa della Chiesa quale “comunità dialogante”.Sulla necessità per la Chiesa di entrare nell’agorà di Internet, si è soffermato monsignor Jean-Michel di Falco Léandri, vescovo di Gap ed Embrun, presidente della Commissione episcopale europea per i media. «Così come la croce ha il suo asse verticale e il suo asse orizzontale – ha detto il presule francese -, così deve essere la nostra evangelizzazione nella rete: orizzontale per la sua estensione, verticale per la sua profondità e la sua qualità».Mons. di Falco Léandri non ha mancato di evidenziare ritardi e difficoltà che la Chiesa incontra nel relazionarsi con il fenomeno Internet. Un sito web cristiano, ha aggiunto il presule, «deve occuparsi del mondo e non tagliarsi fuori dal mondo. Deve evitare il politichese, evitare di essere esso stesso un ideologo che cerca di imporre la propria verità». Piuttosto, ha concluso, «deve accontentarsi di proporre la verità di Cristo in maniera ferma e umile».Da più parti si è ribadito che c’è bisogno di una formazione all’uso responsabile della rete. Di qui serve un’educazione ed un accompagnamento che la Chiesa può sviluppare in modo positivo. Anche se non sono mancati ritardi nell’utilizzo di Internet da parte della Chiesa, ha infine riconosciuto, le cose stanno cambiando in meglio come testimoniano le numerose iniziative prese al riguardo dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

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