Con il suo saluto ai 120 partecipanti, lo scorso sabato 15 novembre, il cardinale Tettamanzi ha chiuso il corso per gli operatori pastorali della comunicazione organizzato a Milano dall'Ufficio diocesano
Redazione
26/11/2008
di Nino PISCHETOLA
«Nelle comunità cristiane la comunicazione è un carisma importante, fondamentale». «Senza paura», il cardinale Dionigi Tettamanzi ha usato «il termine “carisma”, che è termine evangelico, cristiano, teologico», rivolgendosi ai partecipanti al corso per operatori pastorali della comunicazione e a tutti coloro che si occupano della comunicazione nelle nostre comunità cristiane.
Doveva essere un semplice saluto, quello di sabato 15 novembre presso la Casa Cardinal Schuster al termine dell’incontro sul tema «La comunicazione in parrocchia», invece l’Arcivescovo ha scelto questa occasione per esprimere, con la sua autorevole presenza e leggendo un intervento scritto, «alcune convinzioni al riguardo» e, nello stesso tempo, offrire delle indicazioni ai «comunicatori».
Davanti al direttore di «Avvenire», Dino Boffo, e al responsabile delle Scuole diocesane per operatori pastorali (Sdop) della diocesi, Marco Vergottini, i due relatori del convegno, il Cardinale ha affermato innanzitutto che «il posto della comunicazione nelle nostre comunità è del tutto prioritario», non è «un settore tra i tanti della pastorale, un carisma finalizzato solo a realizzare uno strumento, pur prezioso e importante come il giornale della comunità».
Per svolgere comunque bene questo compito sono stati 120 gli operatori pastorali della comunicazione che hanno preso parte al corso «Ieri bollettino parrocchiale, domani giornale della comunità», organizzato dall’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali della diocesi, in collaborazione con Centro ambrosiano documentazione e studi religiosi e Il Segno, mensile della diocesi di Milano.
In quattro giornate di studio e momenti di laboratorio, hanno migliorato la conoscenza del linguaggio e della tecnica giornalistica, c onfrontandosi con giornalisti e grafici professionisti. Ma la missione degli operatori pastorali della comunicazione, ha ribadito l’Arcivescovo, «non coincide con le pagine di un bollettino da realizzare»: «La vostra preoccupazione – ha detto loro – sia quella di curare la qualità della comunicazione in tutta la vostra comunità. Anzitutto al suo interno: tra i protagonisti della pastorale (sacerdoti, religiosi, laici impegnati), tra questi protagonisti e tutti i fedeli, tra la comunità cristiana e chi non la vive e non la frequenta. Vi chiedo allora di diventare, cari amici, dei comunicatori a servizio della comunione».