Presentato in questi giorni il lungometraggio, promosso da Rai, Officina della Comunicazione e Istituto Luce, per il cinquantesimo dell'elezione del Papa buono. Andrà in onda su Rai Uno il 25 dicembre e il 28 su La 7 .
Redazione
03/11/2008
«La parola di Dio è parola di pace, parola di fiducia, di salvezza e di speranza. Questo film-dossier ci ha fatto gustare il senso delle parole quando sono supportate da una forte testimonianza sincera come quella di papa Giovanni XXIII». Lo ha detto il cardinal Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, incontrando i giornalisti al termine dell’anteprima del film-dossier “Giovanni XXIII. Il pensiero e la memoria”, promosso da Rai Trade, Officina della Comunicazione e Istituto Luce, in occasione del 50 anniversario della sua elezione a papa (28 ottobre 1958). Il film, che verrà presentato in questi giorni anche in Lombardia (il 4 novembre alle 20.45 al Palatenda di Sotto il Monte), andrà in onda su Rai Uno il 25 dicembre e il 28 su La 7 .
Monsignor Bertone ha ricordato l’affermazione di Papa Roncalli in apertura del Concilio Vaticano II, contro i “profeti di sventura”: «Non dobbiamo credere ai “profeti di sventura” nemmeno in questo momento difficile per il mondo ma avere forte la speranza che con l’apporto di tutti e senza gli egoismi delle persone, possiamo lavorare per un mondo migliore e una umanità migliore». Il film dossier – con la consulenza storica di Marco Roncalli e la regia di Salvatore Nocita – si dipana, in 65 minuti. Un racconto che raccoglie una serie di testimonianze rese tra gli altri dai cardinali Bertone, Martini, Poupard, Etchegaray, dai vescovi Capovilla e Amadei, il teologo Kung e il filosofo Cacciari.
Monsignor Loris Capovilla, già segretario particolare di Giovanni XXIII, intervenendo su Avvenire a commento del film ha detto: «Non dà risalto al successo, bensì alla seminagione e alla testimonianza. Il racconto non esalta l’uomo, caso mai induce ad ammirare la sua obbedienza a Dio e alla Chiesa, l’oculata scelta di strategie evangeliche, l’esibizione della medicina della misericordia all’umanità intera, l’annuncio dell’integro messaggio, con atteggiamento di rigoroso rispetto dei diritti della persona».
«Sottolineature e commenti di prelati e di studiosi – prosegue Capovilla – inducono a cogliere i tratti di Roncalli uomo, prete e vescovo, Papa, che non si è fatto da sé: l’ha plasmato Cristo, lui si è lasciato plasmare, sino a guadagnarsi gli appellativi di discepolo, di custode della tradizione, di attento osservatore del tormentato cammino dei suoi simili, di pacato cronista del presente, di fiducioso e ardimentoso seminatore».
«Ho assistito allo scorrere di un film – si legge ancora nell’articolo – che mi ha introdotto nel territorio della serena pace, mi ha compensato di mie lontane intuizioni, così da sentirmi spinto a compiere qualche altro passo con giovanile entusiasmo, e ho provato l’impulso a congiungere le mani e a inchinarmi con riverenza e gratitudine».