I consigli degli esperti a sacerdoti e giornalisti diocesani. Per essere più efficaci presentarsi con due «anime» e usare contemporanemente diversi strumenti

di Nino PISCHETOLA

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Se ogni parrocchia avesse un profilo Facebook e un account Twitter, la Chiesa oggi dialogherebbe con le persone in modo più efficace? È partito da questa provocazione il seminario dal titolo “In 120 caratteri comunicare la Chiesa”, che per due giorni ha visto riuniti a Seveso sacerdoti e operatori della comunicazione. L’incontro, promosso dall’Ufficio comunicazioni della Diocesi di Milano, è stato pensato per chi nelle parrocchie si occupa della comunicazione e vuole riflettere e imparare ad utilizzare consapevolmente i social media a servizio della comunità cristiana per sfruttarne al massimo le potenzialità.

Al centro delle due giornate di studio, guidate da professionisti ed esperti, l’intervento di Daniele Bellasio, social media editor de Il Sole 24 Ore, sul tema «Socialredazione. Comunicare contenuti antichi su strumenti nuovi». Da una comunicazione unidirezionale, quella della carta stampata – ha spiegato Bellasio – siamo passati a una interazione in tempo reale, attraverso l’apertura degli articoli ai commenti on line dei lettori, «prodromo dei social network che ora si sono trasformati in social media, da motivo di gioco a fonte di informazione».

Con i giornali e i primi siti internet, fruitore della notizia dell’evento era la massa. Con i social cambia il modo di informare. «È stato introdotto il concetto del processo che accompagna all’evento – sottolinea Bellasio -: se nei social network se ne parla già vuol dire appunto che è iniziato un processo di avvicinamento. E non c’è più una massa, più o meno definita, di lettori, ma gruppi di persone collegate tra di loro da interessi diversi e che spesso si sovrappongono. Nei social dunque l’informazione è molto personale, si rivolge a individui e occorre profilarla secondo i gusti di questi personal media, cioé i nuovi lettori, che tra l’altro si creano da soli il loro palinsesto secondo gusti e preferenze; inoltre, si collegano in momenti diversi della giornata: infatti, i social network sono perfetti in mobilità attraverso gli smartphone».

Dal Blog a Facebook, da Twitter a Youtube e Lynkedin, Bellasio ha poi passato in rassegna i vari «social», rimarcando le caratteristiche di ognuno. Infine ha consigliato una piattaforma ideale per una efficace comunicazione on line di una Diocesi o di un’altra realtà ecclesiale: il sito internet istituzionale per le informazioni di servizio, il Blog per il dibattito e Facebook come strumento indicato per gli over 50, piuttosto che Twitter, più veloce e giovanile, ma da proporre con due «anime» – anche se sarebbe meglio chiamare account -: la Diocesi o la Chiesa locale e un suo «portavoce», che si presenta con le proprie generalità e una maggiore flessibilità.

Interessante anche uno dei casi particolari trattati da Bellasio, quello sollecitato da una operatrice culturale impegnata nell’iniziazione cristiana e in un gruppo di lettura in una parrocchia di Milano: «Per svolgere il vostro compito di tenere informati i vostri membri al di là del consueto appuntamento settimanale, lo strumento migliore che funge da bacheca è il Blog, da collegare però a una pagina Facebook, per permettere alle persone non solo di comunicare se saranno presenti o meno ma anche di proporre temi di discussione che saranno poi approfonditi nell’incontro successivo».

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