L’iniziativa “Good news day” promossa da “Città Nuova”
Lezioni via Internet per uno studente di Arezzo al quale una grave malattia non consente per il momento di andare a scuola. A Milano 55 enti e associazioni locali, tra cui le Acli e il Comune, chiedono al Governo di non spendere 13 miliardi per comprare 90 F35, ma piuttosto di puntare su politiche di difesa integrate a livello europeo e costruire centri di eccellenza per disabili. Una bimba di dieci anni ha deciso di fare volontariato in una casa di riposo, ma la legge non lo consente. E lei non si arrende. Queste alcune delle good news raccontate nell’ambito del primo “Good news day”, la giornata nazionale delle buone notizie lanciata il 13 maggio dal gruppo editoriale Città nuova (Movimento Focolari – www.cittanuova.it ). Otto giorni (fino al 20 maggio) «per dar voce – spiegano – alle storie di altruismo, di generosità e di solidarietà che tanta gente costruisce quotidianamente, e che meritano spazio adeguato su quei media che vogliono fornire un’informazione completa».
“La parabola di Paolo”
È il titolo del pezzo in cui Aurelio Molè racconta la storia di Paolo Triggiano, diciottenne di Arezzo, ammalatosi nel 2011 di leucemia acuta, ma che nonostante i pesanti cicli di chemioterapia sta continuando a studiare regolarmente e tra poco più di un mese sosterrà l’esame di maturità. Infatti, grazie al suo preside e alla generosità di alcune associazioni e aziende locali, sono state piazzate sulla sua casa, sulla torre medievale dove ha sede il Comune di Arezzo, sull’istituto tecnico commerciale e sul suo liceo scientifico Francesco Redi, quattro parabole che gli consentono di seguire tutte le lezioni via Skype, di interagire con i compagni, di essere interrogato e fare i compiti in classe. «La qualità dei rapporti con i compagni di classe – spiega Paolo – è migliorata, il legame con i professori si è rinforzato. C’è un mutuo soccorso con gli appunti quando non posso collegarmi via Skype perché passo la giornata in ospedale». «La tecnologia – dice la mamma Maddalena – diventa il collante della comunità».
“Taglia le ali alle armi”
«Con i soldi necessari per un solo cacciabombardiere potremmo costruire dieci centri di eccellenza per disabili». Questa, in sintesi, la posizione delle Acli e del Comune di Milano, che insieme ad altre 55 realtà locali sostengono la campagna “Taglia le ali alle armi!”. A riferirne è Carlo Genovese. Invece di «sprecare tanti milioni per gli F-35, bisognerebbe puntare su politiche di difesa integrate a livello europeo, evitando investimenti nei singoli eserciti nazionali», affermano le Acli richiamando anche a una scelta “pacifista” in un momento in cui, «nonostante la crisi, il giro di affari attorno alle armi continua a crescere». Secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute, nel 2011 l’Italia è il settimo esportatore mondiale di armamenti e il volume dell’export è in forte crescita, con un +76% rispetto al 2010.
Giovanissima volontaria
Brina, bimba marocchina di dieci anni, da alcuni mesi in Italia con i genitori, decide di fare volontariato in una casa di riposo per anziani e Silvano Gianti raccoglie il racconto del direttore della struttura, disarmato di fronte a tanta intraprendenza e determinazione. Il primo giorno Brina, il cui nome arabo significa “Dobbiamo aiutare chi ha bisogno”, si intrufola con un’amichetta italiana nella residenza e comincia a portare l’acqua in tavola o a raccogliere i vasetti dello yogurt vuoti. Solo dopo due giorni il direttore riesce a parlare con i genitori che si dicono «felici» che la figlia aiuti gli anziani perché «in Marocco non esistono posti come questi. Sarebbe un disonore per un figlio abbandonare il genitore in un ricovero». Tuttavia secondo la legge italiana una bambina non può fare volontariato. Di qui un’idea “da pionieri”. «Direttore e genitori – spiega Gianti – concordano di firmare un foglio, che legalmente non ha certo valore, ma insieme decretano ciò che il legislatore non ha ancora pensato di legiferare: una bimba di dieci anni, se lo desidera, ha diritto di svolgere opera di volontariato anche nella casa di riposo vicino alla sua».
Diffusori di speranza
La data del 13 maggio richiama lo stesso giorno del 1944 in cui la fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, decise di rimanere tra le macerie di Trento bombardata per farsi carico della sua gente ed essere “testimone di speranza”, spiegano i promotori dell’iniziativa che, nata all’interno di LoppianoLab – laboratorio di idee e iniziative per l’Italia del settembre 2011 –, coinvolge sia i lettori che gli operatori dell’informazione. I primi «possono segnalare a un giornalista, una testata o un canale televisivo un fatto di solidarietà, un’azienda che agisce eticamente, una legge a favore degli ultimi». L’invito rivolto direttamente ai giornalisti è invece «quello di tirar fuori dal cassetto, dal taccuino o dal registratore le tante buone notizie che aspettano di uscire e trovare parole che le raccontino». Video girati con cellulari, e-mail, tweet: nessun mezzo di comunicazione è escluso. Vademecum per questo lavoro è il manifesto “Sei passi per un’informazione responsabile”, già proposto ai lettori di Città nuova: «Altrettante azioni concrete per essere diffusori di notizie di speranza nel quotidiano».