In occasione del “Safer Internet Day 2012” presentati i dati di un’indagine condotta da “OssCom”, il centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano
a cura di Michele LUPPI
«Per quanto a proprio agio con le tecnologie i nativi digitali hanno bisogno di protezione». È questa una delle conclusioni a cui è arrivata la ricerca sulla “mediazione genitoriale nell’uso di Internet e dello smartphone”, condotta da “OssCom”, il centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano, in collaborazione con Vodafone Italia. L’indagine è stata condotta su tre gruppi di genitori di ragazzi tra i 10 e i 14 anni e su un gruppo di ragazzi della stessa età.
«Nei rapporti con Internet e gli smartphone – spiegano i ricercatori – possiamo riconoscere una superiorità di competenze tecnologiche proprie dei figli», un vero e proprio gap generazionale, ma, allo stesso tempo, «una loro ridotta consapevolezza critica che li espone a rischi». I risultati della ricerca sono stati presentati nell’ambito delle iniziative in programma per il Safer Internet Day 2012 che ricorre martedì 7 febbraio. Ne parlato Giovanna Mascheroni, ricercatrice di “OssCom” e membro del progetto “Eu Kids on-line”, finanziato dalla Commissione europea.
Qual è il ruolo dei genitori dinanzi a questa asimmetria tra ragazzi e adulti?
Prima di tutto devono riconoscere l’esistenza di questo gap: i genitori riconoscono la facilità dei ragazzi nell’uso delle tecnologie ma, allo stesso tempo, è importante che riconoscano la loro mancanza di capacità critica e valutativa, soprattutto per quanto riguarda temi come la reputazione e la privacy on-line.
Oltre alla consapevolezza i genitori mancano anche di conoscenza delle opportunità offerte dai sistemi di parental control?
C’è una certa diffidenza di fronte a queste tecnologie che si conoscono poco. È importante far capire come questi strumenti che permettono, ad esempio, di limitare gli orari di accesso a Internet o di filtrare le chiamate sui cellulari, non sostituiscono il loro ruolo di genitori ma vanno ad integrarlo. È stato bello scoprire come in alcune famiglie l’installazione di questi software sia diventato un momento di confronto tra genitori e figli sui rapporti con Internet.
Il dialogo rimane, dunque, il primo sistema di prevenzione dei rischi?
Assolutamente sì. La campagna di sensibilizzazione che accompagna il Safer Internet Day di quest’anno – “Insieme. Più connessi, più sicuri!” – va proprio nella direzione di favorire lo scambio tra genitori e figli nel rapportarsi con le nuove tecnologie. Apprendere insieme. I genitori potrebbero iniziare chiedendo ai figli di aiutarli ad imparare a usare le nuove tecnologie, spesso poco conosciute, e sfruttare quelle occasioni per aiutare i figli a maturare senso critico.
Attraverso il progetto “Eu Kids on line” da anni si occupa del rapporto tra minori e Internet. Quali sono oggi i rischi maggiori?
La sfida più grande è rappresentata dalla diffusione, anche tra i giovanissimi, degli smartphone che permettono di collegarsi a Internet in qualsiasi momento. I ragazzi sono così messi in condizione di navigare da soli e questo pone sfide ai genitori, ma anche alle aziende.
Quali responsabilità hanno le aziende?
Le normative, in particolare, per quanto riguarda le informazioni sui minori in Rete si sono fatte molto più rigide, ma a essere difficile è il controllo. L’accesso a Facebook, per esempio, è vietato ai minori di tredici anni a seguito di una normativa americana che vieta la conservazione d’informazioni sui minori di quell’età. Ma come si può evitare che un bambino di dieci anni non crei un proprio profilo falsificando l’età. A volte sono addirittura i genitori a creare il profilo ai proprio figli non sapendo di queste limitazioni.
Diventa importante, allora, quello che voi definite «monitoraggio sociale»…
Più che andare a controllare il computer dei figli è importate stare in contatto con gli altri genitori per capire se emergono segnali di disagio o fenomeni particolari. Questo perché con gli amici solitamente emergono situazioni di cui i minori non parlano con i genitori.
Domani, in occasione del Safer Internet Day, ci sarà una presentazione ufficiale alla Camera dei deputati. Quanto è importante dare visibilità alle tematiche della sicurezza on line?
È importante soprattutto perché in Italia in questi anni è cresciuta l’attenzione a queste problematiche ma spesso in modo frammentario. Credo si debba ribadire la necessità di tutelare i minori, ma senza demonizzare la rete. Non dobbiamo creare nuove forme di esclusione o cittadini di serie “b”. Per i ragazzi nativi digitali l’utilizzo costruttivo di Internet è una condizione essenziale perché non saper utilizzare certe tecnologie potrebbe rappresentare in futuro una penalizzazione. Tutti i genitori sperano che i propri figli utilizzino Internet per scopi alti – studio, ricerche, ecc -, ma è inevitabile che il primo approccio alla Rete sia di tipo ludico per giocare e parlare con gli amici. È importante, dunque, che prendano dimestichezza e siano accompagnati verso un utilizzo maturo, al riparo però dai rischi.