Ci prepariamo ad un’abbuffata televisiva per uno degli appuntamenti di maggiore richiamo da sempre nella storia del piccolo schermo

di Marco DERIU

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Il 12 giugno si aprirà ufficialmente il campionato mondiale di calcio in Brasile. Non che sia la notizia più importante del momento, fra crisi economica, scossoni politici, ridefinizione dei carichi fiscali, guerre in corso e un’attualità sempre a tinte fosche. Si tratta, però, di uno degli appuntamenti televisivi di maggiore richiamo da sempre nella storia del piccolo schermo.

Molti di noi hanno impressi nella mente e nel cuore ricordi legati ai gol, ai gesti atletici e alle manifestazioni di esultanza che proprio durante i Mondiali di calcio hanno trovato una consacrazione televisiva, dalle reti di Pablito Rossi a capitan Cannavaro che alza l’agognata coppa, dai rigori di Baggio e Baresi fuori misura alla corsa esultante ed esaltata di Marco Tardelli.

Quali immagini conserveremo stavolta, dal 14 luglio in poi, quando la kermesse calcistica più importante sarà finita? Molto dipenderà, certamente, dal risultato che saprà ottenere la Nazionale di Cesare Prandelli (che non parte fra le favorite ma che proprio in virtù dell’imprevedibilità di molte situazioni contingenti potrebbe comunque arrivare lontano). Ma molto sarà nelle mani di chi manovrerà le moltissime telecamere puntate sui campi da gioco, potendo contare su tecnologie di ripresa e di regia sempre più sofisticate e sempre più capaci di moltiplicare i punti di vista sulle partite.

Il gesto tecnico o la giocata del campione contano ancora, ma è importante soprattutto la capacità del mezzo televisivo di rendere il gioco ancora più spettacolare. Ormai da alcuni anni gli spettatori abituati alle telecronache tradizionali hanno dovuto modificare il loro approccio con la visione delle partite di calcio. L’overdose di telecronache e trasmissioni dedicate – comprese quelle che commentano le partite in diretta senza farle vedere al pubblico a casa – insieme all’evoluzione del mezzo hanno tracciato un profondo solco fra un “prima” e un “dopo”. Quest’ultimo si caratterizza per la molteplicità di telecamere intorno al campo e anche dentro, per la proposta di immagini sempre nuove e inedite, per i ripetuti replay sulle giocate più spettacolari.

Sempre più spesso la regia televisiva indirizza lo sguardo dello spettatore verso i dettagli più curiosi, facendo perdere di vista la visione di gioco totale ma esaltando il particolare. Se fino a qualche tempo fa il replay era una tecnica abbastanza eccezionale a cui fare ricorso soltanto per gli episodi dubbi, oggi qualunque azione viene immediatamente riproposta da diverse angolature di ripresa, alimentando quel voyeurismo che in qualche modo è caratteristica costitutiva della fruizione televisiva. Se poi si evitassero i primi piani sul “labiale” dei calciatori che hanno appena sbagliato un gol o subito un fallo, non sarebbe un male…

Anche la presenza di microfoni tutt’intorno al rettangolo di gioco, pronti a cogliere qualunque parola, consiglio o imprecazione di allenatori e giocatori forse non rende un servizio propriamente educativo agli amanti del calcio formato famiglia. Fortunatamente, il rumore di sottofondo del pubblico finisce per sovrastare le voci dei singoli (ma certi cori che puntualmente partono dalle gradinate non meriterebbero alcun ascolto).

E chissà se anche negli stadi del Brasile che ospiteranno gli incontri ci sarà spazio per coloro che vanno allo stadio soltanto per distruggere e sfogare la loro violenza repressa. Auspicando vivamente che non succeda, ci auguriamo che, se per caso si verificassero tafferugli, contestazioni, aggressioni o manifestazioni di tifo violento, non solo le forze dell’ordine intervengano nel modo più tempestivo ed efficace, ma i registi spostino lo sguardo delle telecamere su altro, per non alimentare certi comportamenti. Staremo a vedere.

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