Dall’11 aprile appuntamento a Chioggia, in occasione dei 100 anni del settimanale diocesano “La Scintilla”. Il presidente Francesco Zanotti: «Per stare sulla rete, dobbiamo essere veloci e sintetici, pur sempre nel rispetto della notizia e della persona. Mentre sulla carta stampata il lettore ci chiede un approfondimento, magari un commento»

a cura di Francesco ROSSI
Agenzia Sir

Francesco Zanotti

Non ci sono nuovi media che scacciano i vecchi, ma gli uni e gli altri vanno valorizzati secondo le loro specifiche caratteristiche. A riflettere su questo “doppio binario” contribuirà il convegno nazionale della Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc), che prenderà il via l’11 aprile a Chioggia e ha per tema “Informazione in rete: carta stampata e web”. 186 le testate rappresentate dalla Fisc, tra cui Nuova Scintilla, il settimanale della diocesi che ospita il convegno e che festeggia i 100 anni dalla fondazione. Alla vigilia dell’appuntamento parla Francesco Zanotti, presidente nazionale della Fisc.

Quale messaggio intende dare la Federazione con un nuovo convegno dedicato al digitale?
Vogliamo continuare a interrogarci su questo doppio versante della convivenza tra stampa e rete e sulle sfide che il web pone alla carta stampata. Dovremmo essere “inquieti”, coltivare quella sana inquietudine che ci rende desti e attenti al mondo in cui viviamo. Il rischio che corriamo, oggi più che mai, è quello di “sederci” nelle redazioni mentre le notizie ci piovono addosso. La rete, invece, ci chiede con ancora più forza di essere originali. Le notizie si trovano se si sta in mezzo alla gente e, in un momento di risorse scarse, ci è chiesto un supplemento d’impegno.

D’altra parte, proprio Internet favorisce questa “pioggia” d’informazioni…
Non dobbiamo solo selezionare nel mare magnum delle notizie che ci arrivano. Come testate della Chiesa locale abbiamo una nostra originalità, prima di tutto nel territorio in cui ci troviamo, nelle nostre comunità, nelle storie della gente: possiamo raccontare la vita di parrocchie, gruppi, famiglie numerose, difficoltà e dolori vissuti in maniera esemplare. Noi possiamo leggere la realtà anche da un altro punto di vista. E lo possiamo fare pure attraverso la rete.

Quindi, la rete è una risorsa per i giornali del territorio?
Sì, dobbiamo solo evitare il rischio di una velocità che ci renda schiavi. Al contrario, è nostro compito specifico invitare alla riflessione, al ragionamento serio e pacato.

È possibile, a tal fine, coniugare cartaceo e web?
Direi che è doveroso. Penso che si debba lavorare insieme tra cartaceo e web: sono due modalità per raggiungere pubblici diversi, o magari anche il medesimo, ma con approcci differenti. Oggi, per stare sulla rete, dobbiamo essere veloci e sintetici, pur sempre nel rispetto della notizia e della persona. È ciò che ci domanda chi va sui nostri siti. Mentre sulla carta stampata il lettore ci chiede un approfondimento, magari un commento. Inoltre il web ci consente ancor più di diventare “rete”: una rete (di giornali del territorio) nella rete (digitale).

Sull’utilizzo delle nuove tecnologie già da anni vengono proposte riflessioni: si pensi ai convegni della Chiesa italiana (da “Testimoni digitali” ad “Abitanti digitali”, solo per citare i più recenti), ai messaggi del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali, ai precedenti convegni della Fisc (“Territorio e Internet, due luoghi da abitare”, titolava l’incontro di Cesena nel 2011). Quale riscontro si trova a livello di stampa del territorio?
Ciascuno opera con autonomia giocandosi la sua responsabilità: questo è il limite, ma anche la forza della nostra Federazione. In questi appuntamenti vengono offerte delle possibilità e anche quest’ulteriore riflessione avviene perché abbiamo bisogno di confrontarci. Poi c’è da registrare anche una certa – comprensibile – cautela nei passi che si compiono. Ma ci muoviamo con fiducia e con quella speranza che fa parte della nostra esperienza quotidiana.

A suo avviso, i media cattolici – e in particolare quelli del territorio – come stanno affrontando la crisi?
Ognuno mette in campo la sua fantasia con iniziative locali, un’ancora maggiore presenza sul territorio, esperienze per avvicinare i gruppi e la città. C’è inoltre da rilevare che, pur in un contesto di difficoltà generalizzata, la stampa locale soffre in misura minore rispetto a quella nazionale. Sui motivi di speranza, infine, in questi ultimi tempi abbiamo visto l’inizio delle pubblicazioni di A sua immagine, del nuovo periodico dei Paolini Credere e la riapertura del settimanale diocesano di Salerno, Agire: sono segnali che ci fanno capire come la carta stampata abbia ancora un ruolo da giocare”.

Resta aperta la questione dei fondi per l’editoria…
È una spina nel fianco per le nostre imprese editoriali, alle quali non vengono date certezze. Prendono solo una piccola parte di questi fondi, ma sono importi comunque significativi per i nostri bilanci.

A Chioggia si festeggeranno i 100 anni del settimanale diocesano locale, Nuova Scintilla. Nell’epoca della globalizzazione qual è lo spazio che ha la comunicazione del territorio?
Proprio il territorio è l’arma vincente. Siamo chiamati a essere attenti al locale e, contemporaneamente, al nazionale e sovranazionale, con lo sguardo rivolto pure verso l’alto per fare un’“altra” informazione, illuminata dall’esperienza di fede. Questo è ciò che ha spinto a dar vita alle nostre testate: uno sguardo valido oggi come allora.

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