I settimanali diocesani e internet. Convegno nazionale a Chioggia.
Il presidente della Fisc, Zanotti: «Giornali e web viaggiano insieme»
di Luigi CRIMELLA
Giornali, rotocalchi, riviste da una parte; siti web, chat, blog, tweet, social network e informazione on-line dall’altra: questa è l’informazione odierna con una specie di “guerra” tra i due campi che potrebbe durare a lungo e il cui vincitore non è ben chiaro, anche se è ipotizzabile una sorta di meticciato informativo. Il giornalismo sta vivendo una crisi strisciante, tra testate che chiudono o riducono il personale, siti internet che cannibalizzano i fogli in edicola, contributi pubblici all’editoria che vengono sempre più ridotti e potrebbero addirittura sparire. In questo contesto dell’informazione si trova anche la Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), forte delle sue 186 testate di cui 1 quotidiana (Il Cittadino di Lodi), 128 settimanali, le altre quindicinali o mensili oppure on line, legate alle diocesi e dalle radici storiche molto profonde. Una netta maggioranza dei giornali ha già compiuto o si avvicina al secolo di vita. L’ultimo in ordine di tempo che si avvicina al compleanno è Nuova Scintilla di Chioggia, la diocesi alle porte di Venezia. Per ricordare i 100 anni dalla fondazione, il giornale ha promosso, insieme alla Fisc, un convegno su “Informazione in rete: carta stampata e web” (11-13 aprile). Abbiamo raggiunto il presidente nazionale della Fisc, Francesco Zanotti, per raccogliere da lui alcuni pensieri sul giornalismo cattolico oggi e i problemi da affrontare.
Anche la stampa cattolica è “sotto pressione” col web che si diffonde?
«Sì, il tema del convegno lo abbiamo scelto consapevoli di quanto sta avvenendo. Il web sta mettendo in discussione il nostro modo di fare i giornali. Ne parliamo da diverso tempo, lo abbiamo fatto anche recentemente a Cesena, nel 2011, riflettendo sul rapporto tra internet e il territorio, come pure nei recenti convegni Cei sui “testimoni” e sugli “abitanti digitali” svolti a Roma e Macerata. La rete sta cambiando in maniera radicale il nostro modo di porci, di fare giornalismo».
Che stimoli ricevete, come testate diocesane, da questa situazione così fluida?
«I problemi ci sono, inutile negarlo. Ma una considerazione si impone: sia i giornali, sia la rete sono chiamati ad andare insieme, affiancandosi. Il problema è “come”. Su questo ci vogliamo interrogare per non trovarci impreparati. Lo abbiamo fatto recentemente con un incontro del consiglio nazionale Fisc allargato a tutti i direttori, svolto a Roma con ospite padre Francesco Occhetta della Civiltà Cattolica, che è anche consulente nazionale dell’Ucsi. Ciò che ne è uscito riguarda la convinzione che la rete senza la carta stampata non ha autorevolezza, perché è un ambiente indistinto; ma anche i giornali senza la rete non raggiungerebbero un pubblico molto più ampio dei loro lettori abituali, specie i giovani. Così giornali e rete sono destinati a viaggiare insieme, non distruggendosi reciprocamente ma collaborando».
Come portare nella rete la tipicità della stampa cattolica diocesana?
«I settimanali diocesani hanno rappresentato da sempre la voce della comunità cattolica sul territorio che univa il vescovo, le parrocchie, i fedeli laici, i credenti impegnati nel sociale e poneva in dialogo la Chiesa con le altre componenti sociali. È stato un compito storico molto importante per la crescita del Paese. Noi siamo convinti che sia un patrimonio che non si può disperdere. Quindi al nostro interno diciamo che cartaceo e on-line devono sostenersi a vicenda, interagendo».
Qual è il grado di sviluppo dell’on-line tra le testate cattoliche diocesane italiane?
«Oltre 70 delle nostre testate hanno il proprio sito internet, alcune molto strutturate come Toscana Oggi, IncrociNews di Milano, ValliBBT di Acqui Terme, RomaSette, Il Cittadino di Lodi e altre. Stiamo ragionando insieme agli uffici della Cei per le comunicazioni sociali e informatico su un progetto da allargare alle altre testate, a partire dal Sir con cui già collaboriamo strettamente, così da offrire su scala nazionale un servizio interattivo che permetta al navigatore in rete di cogliere la grande ricchezza della stampa diocesana».
Quindi nessun ripiegamento su se stessi, ma slancio ed apertura?
«Certo, la “missione” del giornalista cattolico è di portare le notizie a tutti e dovunque, in un dialogo continuo e qualificato. I siti dei giornali sono sempre aperti, sono una “piazza” dove tutti possono intervenire e noi vogliamo esserci per continuare la missione storica che i fondatori dei nostri giornali ci hanno tramandato. Il Papa qualche anno fa ci disse di “fare dei giornali dei luoghi di incontro e di confronto”. Noi vogliamo ascoltarlo ed esserci».
La sfida raccolta dalla Nuova Scintilla. Monsignor Vincenzo Tosello è il direttore della Nuova Scintilla, settimanale diocesano di Chioggia che, al traguardo dei cento anni, si trova a dover affrontare la sfida del web. «Siamo in rete anche noi – precisa il direttore -. Abbiamo fatto la scelta di mettere su internet tutto il giornale e questo non solo non ha danneggiato la vendita nelle edicole, ma ha aumentato i lettori raggiungendo anche chi non ci compra se non saltuariamente. Questa scelta ha reso Nuova Scintilla più popolare e apprezzato». E per non perdere l’occasione propizia, aggiunge il direttore, «abbiamo anche deciso di essere presenti su Twitter e Facebook dove registriamo migliaia di contatti. Si tratta di una grossa sfida e un grande impegno. Ma ne è valsa la pena».