Per festeggiare i 200 anni della Pinacoteca di Brera sono arrivati tre capolavori di Michelangelo Merisi che si rifanno direttamente alla celebre «Canestra» della Pinacoteca Ambrosiana.

Luca Frigerio
Redazione

A Brera «Caravaggio ospita Caravaggio», come recita lo slogan dell’iniziativa. Un modo “clamoroso” per iniziare i festeggiamenti per il bicentenario della Pinacoteca milanese voluta da Napoleone (maledetto/benedetto imperatore, avido predatore di tesori e lungimirante fondatore dei musei per tutti), occhieggiando allo stesso tempo all’anniversario ormai prossimo della morte, quattrocento anni fa, del pittor lombardo Michelangelo Merisi. Tre i capolavori caravaggeschi giunti per affiancarsi alla Cena in Emmaus già presente nell’istituzione braidense: l’altra Cena dalla National Gallery di Londra, il Concerto dal Metropolitan Museum of Art di New York, il Fruttaiolo dalla Galleria Borghese di Roma. Tutti in coda ad ammirare tanta bellezza, giustamente, sperando tuttavia che non ci si dimentichi di un’altra mirabile opera del Caravaggio, stabilmente presente a Milano: la Canestra della Pinacoteca Ambrosiana. A Brera «Caravaggio ospita Caravaggio», come recita lo slogan dell’iniziativa. Un modo “clamoroso” per iniziare i festeggiamenti per il bicentenario della Pinacoteca milanese voluta da Napoleone (maledetto/benedetto imperatore, avido predatore di tesori e lungimirante fondatore dei musei per tutti), occhieggiando allo stesso tempo all’anniversario ormai prossimo della morte, quattrocento anni fa, del pittor lombardo Michelangelo Merisi. Tre i capolavori caravaggeschi giunti per affiancarsi alla Cena in Emmaus già presente nell’istituzione braidense: l’altra Cena dalla National Gallery di Londra, il Concerto dal Metropolitan Museum of Art di New York, il Fruttaiolo dalla Galleria Borghese di Roma. Tutti in coda ad ammirare tanta bellezza, giustamente, sperando tuttavia che non ci si dimentichi di un’altra mirabile opera del Caravaggio, stabilmente presente a Milano: la Canestra della Pinacoteca Ambrosiana. Il cardinal Borromeo e gli altri E proprio l’accostamento di quest’ultimo dipinto con altri due attualmente, ed eccezionalmente, presenti a Brera può offrire lo spunto per un percorso iconografico “insolito” quanto affascinante. Sia il Ragazzo della Borghese sia la Cena in Emmaus londinese, infatti, presentano la raffigurazione di una cesta colma di frutti. Il medesimo soggetto, cioè, che diventa protagonista assoluto ed della gemma più preziosa dell’Ambrosiana: una “particolarità” che certo non è sfuggita ai più attenti fra il pubblico, anche se in verità poco se ne è parlato. Innanzitutto bisogna cominciare a mettere da parte una “tesi” tante volte, banalmente, ripetuta a proposito di Caravaggio, di una sorta, cioè, di “arte per l’arte” espressa nelle sue opere, cosicchè la Canestra ambrosiana sarebbe soltanto un geniale e innovativo “capriccio”, e il ragazzo nel “ritratto” romano un semplice inno alla giovinezza (magari con un accento “malizioso”). Chi sostiene simili interpretazioni non solo applica sconsideratamente criteri moderni alla visione artistica del Cinque e Seicento, ma sembra perfino dimenticare che un pittore come Merisi non lavorava in “autonomia”, ma era inserito in un ambiente culturale e religioso ben preciso. Nel caso di Caravaggio, infatti, i suoi referenti principali erano proprio alcuni fra i maggiori esponenti della Riforma cattolica, dagli Oratoriani di Filippo Neri al cardinale Federico Borromeo, che non certo a caso entrò in possesso della Canestra… Frutti e simboli Frutti, quelli della mirabile cesta, evidentemente carichi di valenze simboliche: il ricordo della “caduta” del genere umano nella mela; la fecondità della Parola di Dio nella melagrana; la memoria eucaristica nei grappoli d’uva; e via dicendo… E che nello loro insieme, raccolti in quella canestra, alludono ora all’effimera durata della terrena bellezza, ora all’abbondanza naturalmente dispensata dalla divina Provvidenza, ora ancora alla frugalità contrapposta all’esibizionismo di mense troppo ricche. Il fatto, poi, che proprio dodici siano i frutti assiepati nella fiscella dell’Ambrosiana, avvolti in un’intensissima luce, non può non rimandare alla memoria degli Apostoli e all’immagine della Chiesa. Così come il cesto appoggiato, quasi con ostentazione, sulla mensa di Emmaus ricorda espressamente la Passione del Cristo ora Risorto, che Caravaggio raffigura giovane e imberbe secondo l’antica tradizione paleocristiana, che i suoi committenti ecclesiastici sono così attenti a recuperare. E il Ragazzo della Galleria Borghese? Il suggerimento è quello di ammirarlo leggendo i primi versetti del 26° capitolo del Deuteronomio: «Ora, ecco io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato». I frutti della Terra Promessa, l’umanità gioiosa e riconoscente sul cammino della Salvezza. Notizie Utili Alla Pinacoteca di Brera sarà possibile ammirare le opere di Caravaggio fino al 29 marzo: info, tel. 02.89421146. La Canestra i nvece è presente in modo permanente all’Ambrosiana (piazza Pio XI, Milano): tel. 02.806921 www.ambrosiana.eu

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