Nella Basilica ambrosiana quest'anno si potrà vedere una nuova opera proprio nel luogo più sacro alla memoria del Santo Patrono, là dove sono conservate le spoglie di sant'Ambrogio e dei martiri Gervaso e Protaso.
di Carlo CAPPONI
Redazione
Nell’area dello Scurolo, cioè la parte più vicina all’urna che contiene i Santi, sono state compiute delle opere rimaste sospese da più di cent’anni. L’attenzione era data alle venerate spoglie dei tre santi, Ambrogio e i martiri Gervaso e Protaso, e poco si riservava all’intorno immediato, men che meno al pavimento su cui si camminava.
Con l’accordo della Soprintendenza ai Beni Architettonici, nella persona dell’arch Libero Corrieri, mons Erminio De Scalzi, Abate Parroco oltre che Vicario per la Città di Milano, ha fatto predisporre un progetto per il riordino di questa piccola ma preziosa area. Il pavimento in asfalto, posto a più strati per fermare l’acqua che risaliva dal terreno, era rimasto intoccato dal rinvenimento dei sepolcri alla fine del secolo XIX, si potevano vedere i segni dei sostegni posti nel corso della Seconda Guerra mondiale per difendere dai bombardamenti il ciborio soprastante, è stato rimosso e al suo posto è stata posato un prezioso pavimento, nella ormai rara, ‘pietra di Moltrasio’, proveniente da un antico edificio di culto comasco demolito dalle ingiurie del tempo.
Il progetto, seguito dall’arch padre Ercole Ceriani, ha comportato anche la migliore sistemazione dell’avello in porfido rosso, seconda tomba dei tre santi secondo la riforma compiuta dal vescovo Angilberto – il committente del superiore altare d’oro – in un andito che aveva ospitato la tomba di san Satiro fino agli anni ’70, allorchè fu traslata nella cappella di san Bartolomeo dall’Abate mons. Libero Tresoldi. L’urna è certo che provenisse da un mausoleo imperiale, il porfido rosso dell’Egitto era pietra riservata agli edifici imperiali per la sua preziosità, forse quello posto in corrispondenza dell’attuale Basilica di san Vittore al Corpo. Con tale opera è ora possibile avvicinarsi in maniera sensibilmente più forte alle reliquie poste sopra agli originali sepolcri.
Con le necessarie opere di pulizia e restauro delle superfici lapidee e delle tombe che circondano la preziosa urna centrale, si è provveduto a creare una illuminazione che ne valorizzi la sacralità e aiuti il pellegrino a prestare la debita attenzione al luogo dei tre Santi, senza però dimenticare le sepolture che, seppure anonime, la tradizione fa risalire ai primi vescovi succedutosi al patrono Amborgio.
Con l’occasione è stato rinnovato l’impianto per l’estrazione dell’umidità dell’aria all’interno dell’urna e si è provveduto ad un intervento conservativo delle preziose ossa dei santi. Con questo intervento, fortemente voluto da S. Ecc. mons De Scalzi e realizzato anche grazie al sostegno dell’Associazione Lions Amici della Basilica di sant’Ambrogio, la Basilica si avvia ad ospitare i grandi eventi che la vedranno luogo dei molti incontri religiosi previsti dai prossimi anni, a partire da quello appena iniziato del quarto centenario della canonizzazione del santo vescovo Carlo Borromeo che mai ebbe la fortuna di potere ammirare le venerate reliquie del Suo Predecessore, così come è concesso a noi oggi. Nell’area dello Scurolo, cioè la parte più vicina all’urna che contiene i Santi, sono state compiute delle opere rimaste sospese da più di cent’anni. L’attenzione era data alle venerate spoglie dei tre santi, Ambrogio e i martiri Gervaso e Protaso, e poco si riservava all’intorno immediato, men che meno al pavimento su cui si camminava.Con l’accordo della Soprintendenza ai Beni Architettonici, nella persona dell’arch Libero Corrieri, mons Erminio De Scalzi, Abate Parroco oltre che Vicario per la Città di Milano, ha fatto predisporre un progetto per il riordino di questa piccola ma preziosa area. Il pavimento in asfalto, posto a più strati per fermare l’acqua che risaliva dal terreno, era rimasto intoccato dal rinvenimento dei sepolcri alla fine del secolo XIX, si potevano vedere i segni dei sostegni posti nel corso della Seconda Guerra mondiale per difendere dai bombardamenti il ciborio soprastante, è stato rimosso e al suo posto è stata posato un prezioso pavimento, nella ormai rara, ‘pietra di Moltrasio’, proveniente da un antico edificio di culto comasco demolito dalle ingiurie del tempo.Il progetto, seguito dall’arch padre Ercole Ceriani, ha comportato anche la migliore sistemazione dell’avello in porfido rosso, seconda tomba dei tre santi secondo la riforma compiuta dal vescovo Angilberto – il committente del superiore altare d’oro – in un andito che aveva ospitato la tomba di san Satiro fino agli anni ’70, allorchè fu traslata nella cappella di san Bartolomeo dall’Abate mons. Libero Tresoldi. L’urna è certo che provenisse da un mausoleo imperiale, il porfido rosso dell’Egitto era pietra riservata agli edifici imperiali per la sua preziosità, forse quello posto in corrispondenza dell’attuale Basilica di san Vittore al Corpo. Con tale opera è ora possibile avvicinarsi in maniera sensibilmente più forte alle reliquie poste sopra agli originali sepolcri.Con le necessarie opere di pulizia e restauro delle superfici lapidee e delle tombe che circondano la preziosa urna centrale, si è provveduto a creare una illuminazione che ne valorizzi la sacralità e aiuti il pellegrino a prestare la debita attenzione al luogo dei tre Santi, senza però dimenticare le sepolture che, seppure anonime, la tradizione fa risalire ai primi vescovi succedutosi al patrono Amborgio.Con l’occasione è stato rinnovato l’impianto per l’estrazione dell’umidità dell’aria all’interno dell’urna e si è provveduto ad un intervento conservativo delle preziose ossa dei santi. Con questo intervento, fortemente voluto da S. Ecc. mons De Scalzi e realizzato anche grazie al sostegno dell’Associazione Lions Amici della Basilica di sant’Ambrogio, la Basilica si avvia ad ospitare i grandi eventi che la vedranno luogo dei molti incontri religiosi previsti dai prossimi anni, a partire da quello appena iniziato del quarto centenario della canonizzazione del santo vescovo Carlo Borromeo che mai ebbe la fortuna di potere ammirare le venerate reliquie del Suo Predecessore, così come è concesso a noi oggi.