Da lunedì 14 dicembre viene aperta al pubblico l'area archeologica del Battistero di San Giovanni alle Fonti e dell'abside di Santa Tecla, situati sotto il sagrato del Duomo di Milano. L'intervento di restauro, iniziato nel luglio del 2008, è stato realizzato dalla Veneranda Fabbrica del Duomo con il contributo di Regione Lombardia. In particolare sono state fatte delle indagini con nuove esplorazioni del sito, restauri murari, lapidei e pittorici, mentre il percorso di visita è stato rifatto con un'illuminazione adeguata e nuovi pannelli esplicativi.
di Luca FRIGERIO
Redazione
Fu nel battistero di San Giovanni alle Fonti a Milano che, secondo la tradizione, Agostino ricevette il battesimo da Ambrogio, nella veglia pasquale del 386. Battistero che lo stesso vescovo, come hanno dimostrato anche le più recenti indagini archeologiche, avrebbe fatto erigere nei primi anni del suo episcopato, e i cui resti sono ancora oggi visibili sotto il sagrato del Duomo. Fu nel battistero di San Giovanni alle Fonti a Milano che, secondo la tradizione, Agostino ricevette il battesimo da Ambrogio, nella veglia pasquale del 386. Battistero che lo stesso vescovo, come hanno dimostrato anche le più recenti indagini archeologiche, avrebbe fatto erigere nei primi anni del suo episcopato, e i cui resti sono ancora oggi visibili sotto il sagrato del Duomo. L’edificio, significativamente, è a pianta ottagonale, con una diagonale di circa venti metri. Uno schema architettonico ispirato a modelli laici e imperiali del IV secolo, come il mausoleo milanese di Massimiano, ma qui reinterpretato in chiave cristiana sulla base del significato simbolico del numero otto: «Il settimo giorno indica il mistero della legge, l’ottavo quello della risurrezione», scriveva infatti lo stesso Ambrogio. Una “tomba”, cioè, dell’uomo vecchio e allo stesso tempo luogo di rinascita dell’uomo nuovo, secondo le note parole dell’apostolo Paolo. Otto lati, infatti, aveva anche l’ampia vasca posta al centro del battistero, cui si accedeva per tre gradini: immerso fino alle gambe, procedendo verso oriente (e quindi verso la luce), il catecumeno si presentava al vescovo per essere asperso con un’acqua sempre fluente, emblema di vita. Se le strutture murarie presentano caratteristiche tipiche dell’età ambrosiana, la decorazione interna di San Giovanni alle Fonti fu realizzata e rinnovata in fasi diverse, come dimostrano i materiali recuperati: il pavimento era lastricato a losanghe, mentre le pareti apparivano rivestite da pannelli di marmi policromi, in parte sostituiti in epoca medievale con affreschi; sulla volta, invece, si stendeva un mosaico a fondo d’oro. Demolito attorno al 1394, quando si decise di protrarre la fronte della nuova cattedrale, il battistero fu individuato già agli inizi del Novecento, ma venne scavato interamente solo nel 1961, per volontà del cardinal Montini e in occasione dei lavori per la linea metropolitana, e quindi reso accessibile al pubblico.