Dal Museo Diocesano alla chiesa di San Paolo Converso, un capolavoro borromaico da riscoprire in occasione della ricorrenza liturgica della conversione di Saulo, nel bimillenario paolino

Luca FRIGERIO
Redazione

Nel 1620 il cardinale Federico Borromeo inaugura la “sua” Accademia Ambrosiana, affidando a Giovan Battista Crespi detto il Cerano la cattedra di pittura. È il riconoscimento di quanto il pittore lombardo sia in sintonia con il vescovo di Milano, artefice fedele di quel nuovo linguaggio “borromaico” basato su tre fondamentali caratteristiche: sobrietà, chiarezza, nobiltà.
Pochi anni prima di assumere quell’incarico accademico, il Cerano si era occupato, fra i suoi molteplici impegni, di un soggetto che oggi, nella ricorrenza liturgica della Conversione di Saulo, e in occasione del bimillenario paolino, ci interessa particolarmente: quello, appunto, della Caduta di san Paolo .
Non si tratta di un dipinto destinato ad essere collocato in una chiesa, ma di un vero e proprio “cartone preparatorio” per il rilievo della lunetta sopra il portale maggiore della chiesa di San Paolo Converso a Milano, straordinario tempio della pittura del Seicento ambrosiano, purtroppo non aperto al pubblico se non in particolari occasioni espositive. Ciò nonostante, l’opera è di qualità davvero notevole, ben superiore a quella solitamente riservata a simili lavori. Nel 1620 il cardinale Federico Borromeo inaugura la “sua” Accademia Ambrosiana, affidando a Giovan Battista Crespi detto il Cerano la cattedra di pittura. È il riconoscimento di quanto il pittore lombardo sia in sintonia con il vescovo di Milano, artefice fedele di quel nuovo linguaggio “borromaico” basato su tre fondamentali caratteristiche: sobrietà, chiarezza, nobiltà.Pochi anni prima di assumere quell’incarico accademico, il Cerano si era occupato, fra i suoi molteplici impegni, di un soggetto che oggi, nella ricorrenza liturgica della Conversione di Saulo, e in occasione del bimillenario paolino, ci interessa particolarmente: quello, appunto, della Caduta di san Paolo .Non si tratta di un dipinto destinato ad essere collocato in una chiesa, ma di un vero e proprio “cartone preparatorio” per il rilievo della lunetta sopra il portale maggiore della chiesa di San Paolo Converso a Milano, straordinario tempio della pittura del Seicento ambrosiano, purtroppo non aperto al pubblico se non in particolari occasioni espositive. Ciò nonostante, l’opera è di qualità davvero notevole, ben superiore a quella solitamente riservata a simili lavori. Un eccezionale “monocromo” Appartenuta alla collezione arcivescovile del cardinale Cesare Monti, la tela è oggi esposta presso il Museo Diocesano a Milano (corso di Porta Ticinese, 95), dove è appunto possibile ammirarla. Il restauro effettuato nei primi anni Novanta del secolo scorso da Pinin Brambilla Barcillon ha restituito al dipinto una buona leggibilità generale, riportando in luce particolari in precedenza pressochè indecifrabili.La scena appare particolarmente “affollata”: Saulo, ritratto con volto giovanile (ben diverso, ad esempio, da quello della prima versione di Caravaggio per la Cappella Cerasi a Roma), abbigliato come un soldato romano, giace a terra dopo essere stato disarcionato da cavallo per l’improvvisa manifestazione divina. Accanto a lui alcune figure si agitano con movimenti concitati, coinvolte anch’esse dall’evento eccezionale che si sta verificando, pur senza poterlo comprendere.La ricchezza degli effetti plastici e luministici e la prepotente proiezione in avanti della struttura compositiva sono evidenti suggerimenti offerti dal Cerano per la traduzione del bozzetto nel marmo da parte di Gaspare Vismara. Lo scultore, tuttavia, secondo il parere degli esperti, è riuscito a cogliere solo il lato più “estrinseco” del monocromo di Giovan Battista Crespi, mortificando così la straordinaria varietà di effetti presenti sulla tela. Ma c’è anche il Moretto… Un altro importante dipinto dedicato al tema della Conversione di Saulo e presente nelle chiese della città di Milano, è quello realizzato attorno al 1540 da Alessandro Bonvicino detto il Moretto per il santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso, sempre in corso Italia, non distante da San Paolo Converso. Un autentico, meraviglioso capolavoro che merita di essere riscoperto e ammirato.Come raccontiamo sul numero di domenica 25 gennaio di Milano7, supplemento della diocesi di Milano del quotidiano Avvenire, e di cui daremo conto prossimamente anche su queste pagine.

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