La cappella ducale di San Gottardo in Corte,un simbolo cittadino restituito a Milanodalla Fabbrica del Duomo
di Giovanni Battista SANNAZZARO
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano
È di questi giorni la bella notizia che la Veneranda Fabbrica del Duomo si è fatta carico di restaurare la cappella ducale di San Gottardo in Corte, per restituirla, rin-novata, alla città di Milano. Si può subito dire che si tratta di un restauro molto impegnativo, le cui premesse risultano già determinate dai due Architetti della Fabbrica , l’ing. Benigno Mörlin Visconti Castiglione e l’arch. Enrico Sacerdote, i quali hanno previsto una campagna di indagini preliminari sui possibili problemi statici dell’intera costruzione.
Diverse sono, infatti, le traversie subite dalla cappella ducale, iniziata nel 1336, in stretta relazione anche simbolica, come precisa la sua denominazione “in corte”, a Palazzo reale. In particolare nel Settecento, quando quest’insigne fabbricato fu ristrutturato dal Piermarini, la realizzazione del grande scalone d’onore (1771-1775) comportò anche la demolizione dell’antica fronte della cappella.
E, ancora, nel 1943, dalle bombe fu parzialmente colpito il suo campanile, quella “torre-guglia” oggi conosciuta e amata dai milanesi, anche nel suo valore di veduta cittadina. Contestualmente, gli Architetti hanno già avviato pure inda- gini rivolte a riconoscere l’effettiva consistenza degli affreschi ottocenteschi interni alla cappella, oggi ricoperti e appannati da una pesante patina grigia, con la sorpresa del ritrovamento di porzioni in stucco rosato chiaro. Questo, una volta recuperato per intero, darà una nuova luminosità alle strutture architettoniche della cappella che, a loro volta, sono state accostate dagli studiosi anche all’ispirazione di Giotto. Quando fu innalzata la cappella, questo pittore era presente a Palazzo reale, con opere purtroppo ormai perdute.
Così, oggi, ancora più preziosa è la testimonianza costituita dall’affresco con la Crocifissione, ugualmente riferito ad ambito giottesco: il dipinto, ritrovato solo nel 1926 all’esterno della cappella, rimase soggetto alle intemperie per quasi un trentennio, subendo poi un intervento traumatico come lo stacco (1953) e il trasporto all’interno, prima di un restauro (1986), per cui è opportuno un ulteriore intervento conservativo. Nel contempo, ad accentuare la luminosità della cappella contribuirà anche il nuovo pavimento, previsto in cotto, come un antico tassello ora ritrovato fra le attuali piastrelle (1954).
Così, grazie a questo restauro offerto dalla Veneranda Fabbrica del Duomo alla Città, la cappella può anche essere protagoni- sta di un nuovo evento, cui calza a pennello la denominazione ideata dal professor Gianni Baratta: Il Duomo e la Città. Se si pensa che, come in generale avviene, il restauro consiste nel recupero di un’opera del nostro passato, ecco che, proprio grazie al restauro di un prezioso simbolo cittadino come la cappella ducale, il Duomo appare connesso a Milano come garanzia per la stessa Città e come certezza nel futuro. La cappella restaurata può allora costituire anche il centro di una testimonianza a lar go r espir o, rivolta a illustrar e l’oper o – sità della Fabbrica, nei suoi episodi più indicativi, negli ultimi cent’anni: vale a dire nel secolo inter corrente fra due manifestazioni di notevole rilevanza come l’ Esposizione Internazionale del 1906 ed Expo 2015.
Poiché l’evento pr evisto è ancora in fase di studio anche presso gli Enti preposti, in queste pagine è opportuno anticipar e solo alcuni sommi capi. Si può dire comunque che l’importanza storico-artistica degli spazi a disposizione ha indotto a pensar e a un allestimento non su pareti coperte di spiegazioni o fotografie, ma ideato come se fosse un racconto, articolato su installazioni, ciascuna attentamente contestualizzata nel r elativo vano architettonico. Dalla medesima cappella, infatti, questa visione d’insieme si articolerà a 360° sulla sacrestia e su un altro spazio simbolico come l’antico passaggio di collegamento ad arcate gotiche verso Palazzo reale, queste ultime da connettersi visivamente, con una vetrata, a quelle ritrovate nell’annesso Museo del Duomo. Secondo le previsioni, il racconto proseguirà anche nel cortiletto adiacente, ora inutilizzato, nel cui allestimento saranno valorizzate anche splendide, inconsuete vedute sulla “torre-guglia” e sullo stesso Duomo.