In via Sant'Antonio a Milano, alle 16, incontro con l'Arcivescovo promosso dall'Associazione Nonni 2.0 in collaborazione con il Servizio Famiglia della Diocesi. Giuseppe Zola: «Punteremo soprattutto sull'aspetto esperienziale»

di Annamaria BRACCINI

nonni

Un appuntamento tra testimonianze, riflessioni e l’atteso intervento del cardinale Scola, che segnerà un interessante momento di confronto per l’Associazione Nonni 2.0. Questo il senso complessivo dell’incontro “Il ruolo educativo dei nonni”. A delineare l’andamento e la logica del convegno – promosso in collaborazione con il Servizio diocesano per la Famiglia e in programma sabato 1 aprile, dalle 16 alle 18, presso il Centro di via Sant’Antonio 5 a Milano – è Giuseppe Zola, tra i fondatori dell’Associazione.

Perché questa scelta?
Fin dalla nascita, tre anni fa, la nostra Associazione ha promosso una serie di iniziative culturali e di aiuto fraterno fra i nonni per metterne in risalto in particolare il loro ruolo educativo e la più generale funzione nella nostra società. Il cardinale Scola ha apprezzato questa attività e ci ha quindi chiesto di organizzare un incontro con lui. All’interno delle due ore d’incontro, un’ora e mezza circa sarà dedicata alle testimonianze dirette di nonni: non si tratterà, dunque, di un incontro a carattere accademico o cattedratico, ma volutamente giocato maggiormente sul versante esperienziale. Poi prenderà la parola l’Arcivescovo, che probabilmente proporrà alcune linee pastorali circa la presenza di questa componente fondamentale della famiglia.

In questi tre anni è cresciuto l’interesse intorno all’Associazione?
Parlerei di molto interesse. Innanzitutto è stato un bene per noi perché ci siamo resi conto che abbiamo ancora molte cose da dire, sia in ambito familiare, sia nella intera società. I nonni non sono una sorta di “rimasuglio” sociale: sono una parte attiva che deve dire la propria e poter confrontarsi con le nuove esigenze. Oggi siamo un riferimento per circa 1200 nonni.

In tutta Italia?
Il numero maggiore di aderenti riguarda Milano e l’hinterland della città, però ci siamo diffondendo. Per esempio abbiamo fatto un incontro a Torino circa dieci giorni fa e ne faremo ai primi di maggio un altro a Bergamo.

Il cardinale Scola dice spesso che i nonni hanno un ruolo fondamentale perché riescono a trasmettere con facilità alcuni valori: la vita, la sofferenza, l’impegno nel lavoro, la fedeltà. È anche la sua sensazione?
Sì. Siamo confortati in questa iniziativa dai richiami di papa Francesco, che ha fatto spesso riferimento ai nonni, riportando anche la sua esperienza personale di rapporto con la nonna Rosa che – come ha raccontato – gli ha trasmesso la fede. Certamente in questo tipo d’impegno ci ha confermato il cardinale Scola, in particolare nella lettera Educarsi al pensiero di Cristo, proprio perché la presenza dei nonni ricorda alcuni aspetti che questa società “dell’apparenza” cerca di dimenticare.

Tutto questo è un bene anche per i nonni stessi?
Non c’è dubbio. Bisogna anche dire che in questo periodo storico i nonni stanno compiendo una grande attività di welfare, anzi forse sono il soggetto più forte di welfare, in quanto sostengono le famiglie, a volte economicamente, a volte anche con i servizi che offrono, sconosciuti per lo più, ma che permettono ai figli di svolgere attività lavorative e di produrre per tutti.

Lei è nonno personalmente?
Sono nonno di sette nipoti: il primo ha 18 anni e l’ultimo 7. Sono, quindi, a contatto con problemi ed età variegate. Naturalmente non vogliamo invadere il campo di nessuno: è chiaro che il compito educativo fondamentale ed essenziale rimane quello dei genitori; però i nonni possono essere, con discrezione e con l’esperienza che li caratterizza, un riferimento che aiuta non solo i nipoti, ma anche i figli.

 

 

 

 

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