Servono nuove regole per la finanza
di Alessandra VISCOVI
Direttore generale Etica Sgr
C’è un passaggio, nell’omelia che il cardinale Tettamanzi ha tenuto nella Notte di Natale in Duomo, che ritengo cruciale. E sul quale mi pare opportuno proporre qualche riflessione. Il Cardinale ragiona sulle fatiche della vita quotidiana e si chiede: «Quanta responsabilità ha – sul momento presente – quella finanza divenuta virtuale, che ha perso di vista l’economia reale centrata sul benessere delle comunità e dei singoli?».
La madre di tutte le domande. Che vorrei provare a declinare così. Mi pare che la crisi che stiamo vivendo abbia il tratto e le caratteristiche dell’avidità, dell’arricchimento facile basato su una scommessa e rivestito della patina dorata di quella finanza derivata e strutturata che negli ultimi anni ha avuto così successo. Un arricchimento, di pochi, basato su una creazione di ricchezza immediata. E centrato su quella logica speculativa per la quale entrare sul mercato assumendo posizioni il cui esito, positivo o negativo, dipende dal verificarsi o meno di eventi aleatori, è quasi un’attività ordinaria.
Ci aiuta, nella definizione del concetto di speculazione, la parafrasi di un pensiero dell’economista John Maynard Keynes, secondo il quale la speculazione era l’arte di capire cosa gli altri operatori di mercato avrebbero pensato riguardo al futuro. È famosa la metafora del concorso di bellezza. Per indovinare quale bella ragazza vincerà un concorso di bellezza il nostro parere conta poco, perciò è inutile cercare di capire quale sia la donna più bella. Per indovinare la vincente dobbiamo invece cercare di capire come voterà la maggioranza dei giurati.
Un punto di partenza
Riconoscere che questo difficile momento di crisi è stato generato e alimentato dalla volontà di arricchimento veloce basato su speculazione e scommessa finanziaria è già un buon punto di partenza. Perché soltanto riconoscendo questo postulato, riusciremo a pensare a strumenti che ci permettano di uscire da una crisi lacerante. Strumenti che, ovviamente, io intravedo nel tracciato e nell’idea di finanza etica, come i nostri fondi Valori Responsabili. Strumenti che non permettono di giocare con la scommessa. Che non consentono attività speculativa. Che aiutano a formare una nuova idea di investimento responsabile che, di fatto, lasciano nell’angolo la finanza creativa per ridare fiducia e nuovo slancio all’economia reale, al benessere delle comunità e delle famiglie. Sono gli strumenti di quella finanza che non sta sotto la lente, appannata, delle grandi agenzie di rating, segnate da un conflitto di interessi latente, che hanno dato nel tempo giudizi di solidità e di massima affidabilità a prodotti di investimento bidone. Quegli stessi prodotti, nascosti, che oggi, le autorità di controllo, chiedono alle banche di tirare fuori. Servono nuove regole per la finanza. Nuove regole che limitino gli eccessi della cupidigia speculativa, della facile ricchezza. E in questo senso, la finanza etica, potrà e dovrà giocare nell’immediato futuro, un ruolo fondamentale.
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