Storie di impegno di bambini e adolescenti in prima linea. Come i ragazzi di Dergano, o quelli di Origgio, che hanno sorpreso e ammirato lo stesso Arcivescovo: «Avete fatto un grande regalo anche a me»
di Pino NARDI
Si chiamano Sandro, Chiara, Beatrice, Monica, Paola, Francesca, Marica, Veronica. Fanno parte del gruppo adolescenti della parrocchia di S. Maria Immacolata a Origgio. La settimana scorsa il cardinale Tettamanzi arriva nel loro decanato di Saronno per celebrare la messa a conclusione della visita pastorale. Lo avvicinano e gli raccontano quello che hanno fatto: durante la Quaresima, aiutati dal parroco don Pierangelo Belloni, dalle suore e dagli educatori, hanno dedicato una parte del loro tempo libero per svolgere alcuni “lavoretti” come imbustare lettere e volantinare per il paese, raccogliendo una “piccola” cifra – così la definiscono – di mille euro. Consegnano il frutto del proprio impegno al Cardinale: è il loro contributo per alimentare il Fondo Famiglia-Lavoro.
L’Arcivescovo rimane sorpreso e ammirato. Evidentemente la sua intuizione di istituire il Fondo ha camminato molto, anche nei cuori dei più giovani. Tornato in Arcivescovado, ha voluto rispondere a questo gesto, che ha tanto apprezzato, con una lettera. «Carissimi, sapete che con la vostra generosa offerta al Fondo Famiglia-Lavoro della diocesi avete fatto un grande regalo anche a me? Sì, perché questo vostro generoso dono, frutto del vostro impegno e dei vostri sacrifìci, mi conferma che i nostri adolescenti sono ricchi di iniziativa, di risorse, di amore per i fratelli. I vostri “lavoretti” sono in realtà veri e propri “lavori”: con l’aiuto del vostro parroco e dei vostri educatori avete imparato che lavorare è bello se abbiamo un progetto di bene e sono sicuro che metterete a frutto questa esperienza e che proseguirete in questo bel cammino che ci insegna il Vangelo. Le famiglie che potremo aiutare anche grazie al vostro contributo sentiranno sicuramente il calore della vostra solidarietà, e questo calore le aiuterà ad avere più speranza, più coraggio, più fiducia perché non si sentiranno sole».
Dunque, i piccoli che aiutano i grandi. Come nel caso di un’altra significativa esperienza. Questa volta siamo nella metropoli. Affori, periferia nord, parrocchia di San Nicola V. in Dergano. Qui è impegnato con passione il coadiutore, don Domenico Sirtori, classe 1967. E ha pensato di partire proprio dai più piccoli. «Abbiamo coinvolto i bambini dell’iniziazione cristiana, dalla seconda alla quinta elementare – racconta -. Hanno costruito una scatoletta di cartone che abbiamo chiamato cubo magico della solidarietà. Una specie di salvadanaio per lanciare l’idea di sostenere il Fondo di solidarietà per i papà e le mamme che in questo periodo di difficoltà perdono il lavoro». I ragazzi hanno raccolto circa 500 euro, frutto delle loro rinunce, raddoppiati con il contributo anche degli adulti della parrocchia.
Informazione ed educazione
«L’idea educativa chiaramente era quella di sensibilizzarli a questo tipo di realtà con il loro linguaggio. Le catechiste hanno svolto una parte decisiva durante la Quaresima e anche nelle prime tre settimane del tempo pasquale, fino a una decina di giorni fa. I bambini hanno portato le offerte durante la Settimana Santa: l’obiettivo era appunto legare questo gesto alla Pasqua di Gesù». Il “don” ha distribuito anche un foglietto per spiegare l’iniziativa alle famiglie, offrendo le informazioni del Fondo ai genitori, responsabilizzandoli nello spiegare a casa ai ragazzi il significato del progetto.
E loro come hanno reagito? Ne hanno parlato nei gruppi con le catechiste, anche perché lo vivono sulla propria pelle. «Uno, per esempio, ha detto che in casa ha sentito dal papà che ci sono difficoltà sul lavoro. Un altro ha anche raccontato della cassa integrazione, certo non con questo linguaggio: ha detto che papà da un po’ è a casa e poi deve riprendere. È importante aver dato la chiave per poter comunicare anche in maniera semplice questioni così». Ma anche a chi ha i genitori con occupazioni solide e ben remunerate, questa iniziativa ha consentito di rendersi conto del fatto che il fenomeno tocca «il mio vicino di banco a scuola piuttosto che al catechismo qui in parrocchia. È riconoscere che è una possibilità reale che può capitare a un amico che ho a fianco».
La parrocchia di Dergano ha intanto già presentato due richieste al Fondo per adulti in difficoltà, in fase di valutazione. Ma don Domenico non si ferma qui: ne parlerà ancora anche durante l’oratorio feriale «visto che ha funzionato». Nella fase di preparazione con le catechiste «ci siamo chiesti se non fosse una cosa troppo lontana, difficile anche da spiegare. Invece poi nella concretezza ci siamo resi conto che i bambini erano già al corrente di alcune questioni, perché in casa si parla. Per cui sono molto più informati di quanto tante volte non pensiamo, anche per i problemi reali di papà e mamma. Sentono e vedono magari alcune cose, non le afferrano chiaramente… Però sì, l’idea ha fatto breccia».
Un modo semplice per far capire che vuol dire vivere la solidarietà nel concreto. Una semina di valori per cambiare, come ha sollecitato più volte il Cardinale.