SABATO DOPO L’ASCENSIONE Ct 5, 9-14.15c-d.16c-d; Sal 18; 1Cor 15, 53-58; Gv 15,1-8 «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». (Gv 15,7-8) Dio risponde e dona: lo sperimenteranno con stupore e gratitudine infinita gli Apostoli, che già nei primi giorni dopo la Pentecoste si accorgeranno di poter ri sanare miracolosamente, esattamente come faceva il Maestro. Se ne accorgerà il popolo di Gerusalemme, che accorrerà da Pietro e dai suoi, per ottenere grazia e prodigi. E ancora di più resterà stupito, il popolo, vedendo nella piccola comunità dei cristiani: questa letizia e semplicità di cuore (At 2,46). Gesù l’aveva detto: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli» (Gv 13,35). Tutti coloro che a Gerusalemme guardano senza pregiudizi questi segni danno gloria a Dio, mentre «intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati» (At 2,47b). Davvero la promessa di Gesù, quel “molto frutto” che la vite sta portando, si realizza agli occhi di coloro che hanno creduto in lui. Dobbiamo interrogarci, allora, se oggi ci appare così difficile ottenere dal Padre ciò che gli chiediamo: non saremo noi che lo chiamiamo per progetti che servono a noi, non agli uomini che egli ama? Non saremo noi, i tralci separati dalla vite, che ci aspettiamo ciò che non è vita vera per noi? Preoccupiamoci di rimanere saldamente in Gesù, di far rimanere profondamente in noi le sue parole: il frutto verrà, e sarà abbondante. Preghiamo I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia. (dal salmo 18) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]