At 28,11-16; Sal 148; Gv 14,1-6 «Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai: come possiamo conoscere la via?” Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”». (Gv 14,5-6) Ascoltando Gesù che parla del distacco imminente, in Tommaso nasce la stessa domanda, la stessa an – sia di Pietro: lo stesso turbamento che Gesù – che lo condivide in prima persona, anzi lo soffre con l’intensità che lo farà sudare sangue nel Getsemani – intuisce, comprende, consola nei Suoi. «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Fidatevi, e seguitemi, ancora una volta, come avete fatto mettendo in gioco le vostre vite, in questi tre anni di cammino in comune: lo avete già fatto, “conoscete la via”, fate un passo an – cora, anche se adesso sarà il più difficile. È Tommaso, di tutti il più razionale e pragmatico (quello che vorrà “mettere le dita” nelle ferite di Gesù, per riconoscerlo risorto…), a esprimere il dubbio di tutti: il Maestro non ha spiegato la meta. Dove sta per andare, ora? Dove li invita a seguirlo? E Gesù paziente ridice quello che ha sempre detto, ma che risulta così sproporzionato alla capacità di comprensione degli uomini, siano pure quelli che con lui hanno condiviso l’esistenza giorno e notte: la meta di tutti i nostri viaggi, l’obiettivo di tutti i nostri gesti, il fine di tutti i nostri desideri è “abitare con il Signore, tutti i giorni della nostra vita”, come dice meravigliosamente il Salmo. E c’è un modo solo per arrivarci: sulla traccia di Gesù, tra le braccia di Gesù. Preghiamo I re della terra e i popoli tutti, i governanti e i giudici della terra, i giovani e le ragazze, i vecchi insieme ai bambini lodino il nome del Signore. (dal salmo 148) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]