VENERDÌ DOPO L’ASCENSIONE – S. Mattia At. 1,15-17.20-26; Sal 46; Ef 4,7-13; Lc 24,36b-53 «“Tu Signore che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato…”. Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia che fu associato agli undici apostoli ». (At 1,24-26) Torniamo a contemplare la prima Chiesa di Gerusalemme, come abbiamo fatto nella recente festività degli apostoli Filippo e Giacomo, per far memoria di Mattia, associato agli Undici dopo l’Ascensione, al posto di Giuda Iscariota, responsabile dell’arresto di Gesù, e finito tragicamente. Pietro ha già assunto pienamente il ruolo che Gesù gli ha consegnato: si sente che è lui il capo della piccola comunità – sono circa centoventi i suoi componenti, ci ricordano gli Atti – e che è lui ad avvertire la necessità – aderendo alla volontà di Gesù – di ricostituire quel numero di Dodici (tante erano le tribù di Israele) che il Maestro ha voluto, per farne i testimoni della sua Risurrezione. In assoluta fedeltà al suo Signore, Pietro si rifà alle Scritture (cita dai Salmi: «Il suo incarico lo prenda un altro»), mette in campo la propria saggezza di discepolo (bisogna che il nuovo apostolo sia scelto tra coloro che hanno condiviso tutto il percorso di Gesù e dei suoi, dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo) e poi con la preghiera si affida alla mano di Dio, per la scelta a sorte tra due candidati. E Dio che conosce il cuore di tutti indica Mattia, che diventa così il dodicesimo: a suo modo anche lui chiamato dunque direttamente, e in forza di una lunga fedeltà, per una missione che lo segnerà tutta la vita. Preghiamo Dio è per noi rifugio e fortezza, aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se vacillano i monti in fondo al mare. (dal salmo 46) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]