V giorno dell’ottava di Pasqua At 5,26-42; Sal 33; Col 3,1-4; Lc 24,36b-49 «Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”». (Lc 24,45-48a) Tocca ai discepoli, ora, l’incontro sconvolgente e diretto con il Maestro vivo oltre la morte. Luca lo rac conta con un dettaglio così concreto che assicura della sua attendibilità: il terrore umanissimo di trovarsi da – vanti un fantasma, uno spirito sfuggito al regno dei morti non risparmia neanche gli uomini, che pure hanno desiderato di poter credere alle loro donne («E tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Un dici e a tutti gli altri» Lc 24,9), di poter condividere la sicurezza dei due amici di Em – maus («Davvero il Signore è risorto!» Lc 24,34), ma senza riuscirci. Ora che ce l’hanno davanti, Gesù stesso si fa carico della loro paura, chiedendo di essere toccato in carne e ossa: proprio quella carne, segnata dalle ferite, proprio quelle ossa, violate dal ferro della tortura. Sta bene, ora: mangia davanti ai loro occhi il pesce arrosto che attoniti gli porgono. E di nuovo l’invito a ricordare: quella verità tante volte spiegata e mai da loro compresa fino in fondo. Non si arriva alla Vita evitando la morte. Bisogna attraversarla. Ai giusti non è risparmiata alcuna sofferenza, i loro meriti non li terranno lontani dal dolore: ma a loro il Padre promette la Vita. Gesù testimonia che il Padre non mente. E chiede a coloro che lo amano di esserne a loro volta testimoni. Preghiamo Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifugia. (dal Salmo 33) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]