At 3,1-8; Sal 102; Gv 1,43-51 «Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo dò: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, alzati e cammina!”». (At 3,6) Come la Samaritana al pozzo, che parlava di acqua da bere e si vede offerta acqua di Vita eterna, come il cieco nato che tutti credevano oggetto di maledizione e si ritrova – risanato – a dar lezione di teologia ai sacerdoti, anche lo storpio alla porta del tempio si aspetta al massimo un’elemosina, dai discepoli di Gesù: e ne riceve invece la riabilitazione piena. «Alzati e cammina»: Pietro l’aveva sentito dire più volte dal suo Maestro, e con stupore aveva visto il male allontanarsi da quei corpi offesi. Ora sente che la stessa forza di vita è passata nelle sue mani di pescatore. Il Dio di cui Gesù è Figlio opera attraverso gli uomini che a Gesù affidano tutta la loro vita, senza riserve. Pescatori, sì, ma nella piena dignità di Figli: come Lui, Gesù, il primogenito. Come Lui capaci di meraviglie, se totalmente disponibili al disegno di salvezza del Padre. Cristo risorto non ha mani: ha scelto di avere le mani dei suoi discepoli, per operare tra gli uomini, nel tempo, gli stessi prodigi. Noi, suoi discepoli oggi, gli metteremo a disposizione anche le nostre, di mani? Preghiamo Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. (dal salmo 102) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]