DOMENICA DI PENTECOSTE At 2,1-11; Sal 103; 1Cor 12,1,11; Gv 14,15-20 «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce: Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi». (Gv 14, 15-17) Se amiamo il Maestro, osserviamo la sua parola, non per dovere, come fossimo schiavi, ma per amore, da fi gli liberi. L’amore supera la legge ed esige reciprocità, custodisce la parola dell’altro come bene prezioso e la fa sua. Osservare i suoi comandamenti è accettare che la sua vita diventi la nostra vita, che l’amore con cui siamo amati diventi l’amore con cui amiamo. Gesù sta per andarsene definitivamente: tra poco lo arresteranno e lo uccideranno. Avverte lo scoramento degli apostoli e li rassicura: non li lascerà soli, ma chiederà al Padre il dono del Paraclito, dello Spirito Consolatore. Una sorta di soccorritore, mediatore, “avvocato difensore” che si pone al loro fianco e li sostiene. I discepoli conoscono bene questo Spirito: hanno appena visto Gesù lavare i piedi a Pietro (che lo rinnegherà) e a Giuda (che lo tradirà), e hanno intuito, anche se ancora confusamente, fin dove arriva l’amore di Dio per l’uomo. Se Dio è in noi, abita in noi con il suo Spirito, anche noi possiamo abitare in noi stessi, ritrovando la nostra vera casa. Se Dio abita in noi nemmeno la morte potrà spezzare la nostra comunione con lui, ma la manifesterà in tutta la sua pienezza. Preghiamo Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra. (dal salmo 103) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]

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