Lc 24, 9-12; At 21, 8b-14; Sal 15; Fil 1 ,8-14; Gv 15,9-17 «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi». (Gv 15,14-15) Gesù ci dice che il suo amore per noi è un amore tra amici, un amore tra pari in dignità. Non un amore dall’alto in basso, ma un amore che vede l’altro come simile a sé. E il culmine di un amore così si manifesta nel dare la vita per chi si ama. L’amore tra amici è puro dono, senza calcolo, senza necessità di tornaconto. Non si preoccupa di essere ricambiato, semplicemente c’è, e costruisce relazioni autentiche, in cui ciascuno può essere amato per quello che è, può permettersi di essere se stesso, senza bisogno di indossare una maschera per farsi accettare. Non comprenderemo mai abbastanza l’assoluta novità di queste parole di Gesù: nell’immagine dell’amico, Gesù ci mostra quanto è grande la nostra dignità. Dio ci guarda così e questo suo sguardo ci restituisce la verità su noi stessi. Non siamo servi di un Dio padrone. Siamo amici, invitati a dimorare nella sua casa e a sedere alla sua mensa. Non ci è chiesto di vivere come schiavi, ma liberi, come figli amati. A questo amore possiamo rispondere solo con l’amore. E dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri – non dalle belle parole o dalle opere che realizziamo – riconosceranno che siamo suoi discepoli. Preghiamo Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda. (dal salmo 15) [da La Parola di ogni giorno, Ragione della nostra libertà – Pasqua 2010, Centro Ambrosiano]

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