Ger 3,6a;4,1-4; Sal 26 (27); Zc 3,1-7; Mt 12,38-42 «Ecco io ti tolgo di dosso il peccato; fatti rivestire di abiti preziosi». (Zc 3,4) Spesso nella liturgia il venerdì è giorno dalle caratteristiche penitenziali. Si pensi alla quaresima, e più in generale al giorno che ricorda la morte del Signore in croce e tutta una serie di scelte e rinunce che ne sottolineavano il senso. Rivivere questa giornata meditando che l’opera principale di Dio in Gesù Cristo è il perdono dei peccati, ci permette di mettere a fuoco il volto del Padre. Il nostro Dio è misericordia, perdono, riconciliazione. Eppure i nostri atteggiamenti spesso esprimono giudizio, separazione netta, dialo-ghi che si interrompono. Se le nostre parole e i nostri modi fossero invece l’immagine parlante dell’amore di Dio che chiama tutti, ma proprio tutti, alla salvezza, ebbene faremmo un servizio più onesto alla vocazione cristiana di essere un raggio del suo splendore. Il problema di oggi non è un Dio che non parla, ma cristiani che non risplendono più del suo amore perché non lo hanno ancora sperimentato. Ci insegna Gesù: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi, e la mia gioia sia piena” (Gv 15,11). Preghiamo Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario. (dal Sal 26) [da: La Parola ogni giorno – Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste – Santità evangelica – Avvento e Natale 2010 – Centro Ambrosiano]

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